Mezza Sicilia nella morsa del fuoco

Mezza Sicilia è in fiamme. Incendi a ripetizione impegnano ormai da alcuni giorni i Forestali, i Vigili del Fuoco e la Protezione civile. Il caldo e il vento di Scirocco, certo. Ma anche una disorganizzazione pressoché totale.

Centinaia di ettari di boschi sono stati inceneriti dalle fiamme. Danni ingentissimi in provincia di Palermo, tra Cefalù e le Madonie. Danni anche a Messina e dintorni, provincia che passa dagli allagamenti ai danni prodotti dal fuoco. .

Da tre giorni la Sicilia è immersa in una morsa di caldo, con temperature superiori ai 30 gradi. Il caldo e la già citata disorganizzazione di un Governo regionale inesistente non possono che produrre danni.

Il fuoco continua a non dare tregua alla vegetazione che circonda Cefalù, minacciando, in certe aree, le abitazioni.  Lo Scirocco impazza e alimenta i focolai. Canadair e Vigili del fuoco nelle scorse ore sono riusciti a domare gli incendi. La calma, però, è durata solo qualche ora, perché poi il fuoco è tornato a distruggere altra vegetazione. Alcine abitazioni sono state evacuate per sicurezza. 

Fiamme anche a Isnello, nel cuore delle Madonie. E sono proprio le Madonie le zone più colpite dagli incendi, con danni incalcolabili per gli agricoltori di queste zone. Tantissimi gli animali morti. Una natura sfregiata. Pare che circa 2 mila ettari di bosco siano stati ridotti in cenere.

L’emergenza non ha risparmiato,come già accennato, il Messinese. Anche qui danni ai boschi, agli animali e ad alcuni centri abitati (a Montagnareale e a Tusa sono state evacuate varie abitazioni). Danni anche ad Ucria e in altri centri della provincia di Messina.

Sembra incredibile, ma nel 2012, pur avendo a disposizione uomini e mezzi, non si riesce a organizzare una corretta e razione attività di prevenzione. Perché?

Sbagliato prendersela con le alte temperature e con l’imponderabile. La verità è che, quest’anno, per prevenire i danni dagli incendi, è stato fatto poco o nulla. Ci sono state polemiche stupide sulle risorse finanziarie utilizzate per le attività forestali. La realtà era un’altra: la politica siciliana, che era ormai in campagna elettorale, ha preferito concentrare le poche risorse finanziarie nelle varie ‘tabelle H’ del bilancio regionale, non garantendo i soldi per le attività di prevenzione degli incendi. Una follia.    

Il Governo regionale dimissionario, invece di annunciare provvedimenti strutturali che dovrebbero essere lasciati al futuro esecutivo, dovrebbe occuparsi dell’ordinaria amministrazione. E cosa c’è di più ordinario che occuparsi dell’ambiente e della sicurezza dei cittadini? Chi gestisce, in Sicilia, l’attività antincendio nei boschi?

Non ha torto il parlamentare regionale del Pd, Pino Apprendi, quando afferma senza peli sulla lingua: “Il dirigente regionale della Forestale siciliana dovrebbe avere il buon gusto di dimettersi per manifesta incapacità. Le fiamme che da giorni devastano ogni cosa nella Madonie hanno bruciato anche ogni credibilità del vertice dei forestali”.

“A guidare i generosi e preparati uomini della Forestale nel loro difficile impegno per salvaguardare il nostro patrimonio boschivo – osserva ancora Apprendi – servono dirigenti adeguati al delicato incarico. E’ inaccettabile che per gravi carenze organizzative ettari ed ettari di bosco vadano in fumo e l’incolumità dei cittadini venga messa in pericolo”.


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