Continuano gli arresti dell’entourage di Matteo Messina Denaro. A finire in manette per favoreggiamento oggi sono stati Emanuele Bonafede – che è il fratello dell’Andrea Bonafede cugino del geometra che ha prestato l’identità al boss stragista almeno negli ultimi anni di latitanza – e la moglie Lorena Lanceri. La donna a cui Messina Denaro sarebbe stato molto legato e che, per nasconderne la vera identità, avrebbe chiamavo Diletta. A incastrare la coppia sarebbe stata una foto di Messina Denaro che fuma un sigaro e tiene in mano un bicchiere di Cognac scattata nel salotto di casa dei coniugi Bonafede. Un’immagine che risale a qualche anno fa e mostra solo il corpo dell’allora latitante al quale è stato appositamente tagliato il volto. Durante l’indagine, i carabinieri del Ros sono partiti da una testimonianza di una delle pazienti che con l’ex primula rossa di Cosa nostra avrebbe fatto le sedute di chemioterapia, nella clinica privata La Maddalena di Palermo dove poi è stato catturato il 16 gennaio, e che era diventata sua amica. Sotto lo pseudonimo di Andrea Bonafede, Messina Denaro avrebbe raccontato a questa donna di avere una relazione con una ragazza di nome Diletta.
Stando a quanto ha raccontato la testimone agli inquirenti, Messina Denaro l’avrebbe anche messa in contatto con la presunta Diletta tramite degli audio su WhatsApp. Conversazioni che la paziente ha conservato e poi consegnato ai militari del Ros. «Ah, c’è Diletta che ha il Covid. Gliel’ho passato io. Si sta curando, stiamo qua a casa assieme e Diletta ti saluta. Anzi ora te la passo per messaggio». É questo il contenuto di una conversazione, che anche i carabinieri hanno ascoltato, a cui segue poi anche un audio di risposta da parte della donna chiamata Diletta. «Io qua con la creatura (fa riferimento al boss, ndr). Quello che mi sta facendo passare non solo mi ha trasmesso il Covid però, alla fine, per lo meno mi fa ridere perché è simpatico». É stata poi l’analisi delle celle telefoniche a svelare ai militari la vera identità della donna. Quando i vocali vengono registrati, il cellulare di Messina Denaro agganci la stessa cella di quello di Lorena Lanceri. Prova del fatto che i due fossero insieme.
E, dunque, Diletta è in realtà Lorena Lanceri. Una donna che per il boss avrebbe rivestito un ruolo importante anche a giudicare da un audio che l’allora latitante manda alla sorella Rosalia (arrestata per favoreggiamento nelle scorse settimane) raccontando le ore successive all’intervento chirurgico che aveva subito a maggio del 2021: «Ero tutto bagnato dal sudore, Diletta che lavò i miei indumenti li torceva e uscivano gocce di acqua, era senza parole». Parole che, invece, sono servite al gip per non avere «nessun dubbio sulla centralità del ruolo della donna per assicurare al latitante il più ampio conforto emotivo e relazionale, oltre a quello logistico e assistenziale». C’è un biglietto tra i molti pizzini trovati a casa di Rosalia Messina Denaro che è del 2019 ed è firmato Diletta: «Il bello nella mia vita è stato quello di incontrarti, come se il destino decidesse di farsi perdonare facendomi un regalo in grande stile. Quel regalo sei tu. Sei un grande anche se non fossi MMD. Tua Diletta». Secondo gli investigatori la vera mittente della lettera sarebbe proprio Lorena Lanceri che usava quel nome in codice per le comunicazioni con il boss. «Penso che qualsiasi donna nell’averti accanto si senta speciale ma soprattutto tu riesci a fare diventare il nulla gli altri uomini – sono altre parole che la donna dedica a Messina Denaro – Con te mi sento protetta, mi fai stare bene, mi fai sorridere con le tue battute e adoro la tua ironia e la tua immensa conoscenza e intelligenza. Certo, hai anche tanti difetti, la tua ostinata precisione. Ma chi ti ama, ama anche il tuo essere così. Lo sai, ti voglio bene e come dico sempre è un bene che viene da dentro. Spero che la vita ti regali un po’ di serenità e io farò di tutto per aiutarti».
Con l’arresto dei coniugi Bonafede, salgono a sei i favoreggiatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro che sono stati arrestati. Sono già finiti in cella Giovanni Luppino, l’autista che lo ha accompagnato alla clinica palermitana nel giorno del blitz; Andrea Bonafede, il geometra che gli ha prestato l’identità; l’altro Andrea Bonafede, il cugino del primo, che avrebbe fatto avere a Messina Denaro le prescrizioni mediche necessarie per le sue cure e Alfonso Tumbarello, il medico che ha prescritto farmaci e analisi al padrino trapanese. Sono accusati a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa, associazione mafiosa, favoreggiamento e procurata inosservanza di pena. Dalle indagini emerge che Messina Denaro è stato costantemente supportato da più persone durante la latitanza. Persone che, secondo i pubblici ministeri, «gli hanno permesso di spostarsi in relativa sicurezza sul territorio, anche avvalendosi di più auto, di accedere sotto mentite spoglie alle indispensabili cure del Servizio sanitario nazionale e di acquistare sotto falso nome una casa da adibire a covo e una macchina».
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