Maxi sequestro di beni ai trafficanti di droga Morabito Grossisti dell’importazione di stupefacenti dall’Albania

«Gente che non si sporca le mani con la vendita al dettaglio, ma che si occupa di importare la droga per i clan». L’identikit lo tracciava a novembre 2016 l’ormai ex questore etneo Marcello Cardona, quando si riferiva alla famiglia Morabito di Picanello. Grossisti della droga su scala internazionale, oggi finiti nel mirino della Direzione investigativa antimafia per un maxi sequestro di beni su delega della procura di Catania, guidata dal procuratore Carmelo Zuccaro. Il gruppo criminale in questione ha la sua base operativa nel quartiere popolare etneo e viene ritenuto una costola operativa per il traffico di stupefacenti della famiglia Santapaola-Ercolano.

L’ultima operazione in cui compare uno di loro è quella denominata Picanello connection. In manette finisce Angelo Morabito, 43 anni, mentre avrebbe provato a importare dall’Albania un grosso quantitativo di marijuana per un valore di circa tre milioni di euro. Gli altri fratelli, Roberto, Antonio e Rocco, erano stati catturati durante il blitz denominato Spartivento, risalente a febbraio 2015. In quell’occasione, gli inquirenti arrivarono ai trafficanti attraverso un’indagine condivisa con gli investigatori albanesi, sull’asse Catania-Durazzo

Dalla penisola balcanica infatti partivano i pescherecci con il loro carico, stimato in centinaia di migliaia di euro per ogni viaggio. I soldi dei pagamenti viaggiavano invece su gomma, grazie alla complicità di un autista di autobus di linea che copriva la tratta Sicilia-Albania. Altin Ramolli, questo il suo nome, si sarebbe occupato anche delle schede telefoniche che da Durazzo giungevano a Catania per concordare le partite di droga da commissionare.


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