Un evento per ricordare Mario Rapisardi, poeta e uomo di cultura nella Catania dell'Ottocento. Si terrà questo pomeriggio nel refettorio delle biblioteche riunite Ursino-Recupero, al monastero dei Benedettini, dove il professore Rapisardi ha insegnato per molto tempo. Bistrattato e dimenticato a lungo, per la maggior parte dei catanesi è solo uno dei viali cittadini, ma non per tutti. Vittima della critica e della sua timidezza, secondo gli studiosi o lo si ama o lo si odia
Mario Rapisardi, un prof prima che un viale «Dimenticato per damnatio memoriae»
«La figura umana e poetica del professore Mario Rapisardi». È questo il titolo del convegno organizzato dalla società di Storia patria per la Sicilia orientale nel refettorio piccolo delle Biblioteche riunite Civica e Ursino Recupero dell’ex Monastero dei Benedettini per questo pomeriggio alle 17. Unoccasione per ricordare «quello che fu definito il poeta della giustizia e della libertà da Edmondo De Amicis», come dice lo studioso rapisardiano Francesco Giordano. Un evento per parlarne in occasione delle celebrazioni per il centenario della sua morte. Sono trascorsi infatti cento anni dal 4 gennaio del 1912, ma se la sua Catania non lo ha ricordato adducendo motivazioni pecuniarie e molti dei suoi concittadini lo conoscono solo come uno dei più grandi e importanti viali cittadini, altri hanno deciso di organizzare una serie di eventi dedicati.
«Se non lo facciamo noi chi dovrebbe?», afferma Francesco Mannino, coordinatore delliniziativa. «La nostra associazione, che è centenaria, nasce proprio con lo scopo di occuparsi di cultura e studiosi locali», aggiunge. Lobiettivo è chiaro: rinnovare linteresse per lo studioso, «importante perché è stato osservatore del nostro territorio e ci aiuta a capire cosa accadeva in una Catania non troppo remota», dice ancora Mannino.
«Troppo spesso è stato bistrattato o dimenticato volutamente spiega Giordano eppure nell’Ottocento era considerato uno dei più grandi pensatori e scrittori europeo», continua. Con linizio del nuovo secolo però tutta cambia per almeno due motivi secondo lo studioso rapisardiano che parla di damnatio memoriae: «Da una parte una sorta di complotto contro di lui in quanto repubblicano anche dopo lunità dItalia, quindi non ebbe il supporto della critica. Dall’altro era timido di carattere e soccombette al’attacco sia di Giosuè Carducci che da Benedetto Croce supportati dalla critica».
E quale miglior luogo per parlare di Mario Rapisardi se non il monastero dei Benedettini? Qui ha insegnato per molti anni e cè anche un museo dedicato e visitabile ogni mattina, in cui cè tutto ciò che era presente nel suo studio. «O lo si ama o lo si odia dice Rita Carbonaro, direttrice delle biblioteche riunite La sua anima aleggia nel Monastero e punisce i suoi detrattori», conclude.