Cassazione annulla con rinvio la sospensione di Luca Sammartino. Adesso deciderà un nuovo collegio

La quinta sezione della Cassazione ha annullato con rinvio la decisione del 16 luglio scorso con cui il tribunale per il riesame di Catania ha rigettato l’appello presentato dai legali di Luca Sammartino contro la sua sospensione da incarichi pubblici disposti dal gip nell’ambito dell’inchiesta Pandora su indagini dei carabinieri. Sarà un altro collegio a dovere decidere sul provvedimento. 

Sammartino, esponente di spicco della Lega nell’isola che si è dimesso sia da vice governatore che da assessore regionale all’Agricoltura dopo la notifica della sospensione, è indagato per due presunti casi di corruzione. Il 16 giugno scorso la procura di Catania ha fatto notificare un avviso di conclusione indagini per 29 persone nell’ambito di un’inchiesta che tratta anche le presunte infiltrazioni della criminalità organizzata ed episodi di corruzione al Comune di Tremestieri Etneo. Sammartino, difeso dall’avvocato Carmelo Peluso, ha sempre contestato le accuse.

L’1 ottobre scorso il giudice per l’udienza preliminare ha rinviato a giudizio l’esponente della Lega e, con lui, altri dieci imputati. La prima udienza del processo si terrà il 14 marzo del 2025 davanti alla terza sezione penale. Due i presunti casi di corruzione contestati dalla procura. Il primo è di avere favorito il proprietario di una farmacia a Tremestieri Etneo impegnandosi nell’impedire l’apertura a un suo concorrente. In cambio avrebbe ottenuto l’appoggio elettorale per la candidata alle europee che lui sosteneva nel 2019 per il Pd, Caterina Chinnici, poi eletta e ora in Forza Italia, ma estranea all’inchiesta. Il secondo caso riguarda due carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria della procura, uno in servizio e l’altro in aspettativa, che avrebbero fornito notizie su eventuali indagini nei suoi confronti e bonificato da eventuali cimici la sede della sua segreteria che era in uso anche della sua compagna, la deputata nazionale della Lega Valeria Sudano, all’epoca dei fatti senatrice, e che ha fatto nascere dei contenziosi per l’utilizzo delle intercettazioni in quei locali di cui si è occupata anche la giunta delle Immunità parlamentari di palazzo Madama. 


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