Manca il personale? Ci pensa il Padre Eterno

La sanità pubblica siciliana non finisce mai di stupire. Oltre ai medici, costretti a turni di lavoro massacranti, spesso in condizioni precarie, con materiali sanitari ora scadenti, ora direttamente assenti, ci sono anche gli infermieri. Anche per loro, negli ultimi tempi, botte in testa dalla mattina alla sera. Che fare quando il ‘datore di lavoro’ – in questo caso l’amministrazione pubblica – non sente, non vede e non risponde?
Interessante è la lettera che Giuseppe Mancuso e Gregorio Drago, della segreteria provinciale di Palermo del Nursind – il sindacato delle professioni infermeristiche – hanno inviato “al Padre Eterno in persona e, per conoscenza, al direttore generale dell’Azienda ospedaliera Villa Sofia Cervello”.
Tecnicamente – ci siamo informati chiedendo ‘lumi’ tra la terra e il cielo – è la prima volta che un’organizzazione sindacale si rivolge direttamente a Nostro Signore Iddio. Quella che state per leggere è una lettera ufficiale, che oltre ad essere stata spedita in ‘Cielo’ e al ‘megadirettore galattico’ dell’Azienda ospedaliera, fa tutt’ora bella mostra di sé nelle bacheche del Pronto soccorso dell’ospedale ‘Cervello’.
Il tema affrontato in questa lettera ‘celeste’ è il “raddoppio delle Unità infermieristiche al Triage” Pronto soccorso dell’ospedale ‘Vincenzo Cervello’ di Palermo.
“Gli Infermieri in servizio presso il Pronto soccorso del P.O. ‘Vincenzo Cervello’ – scrivono i due sindacalisti – avendo adottato le ‘Linee guida’ al Triage cosiddetto ‘bifasico’, che prevedono la presenza di due unità Infermieristiche, così come avviene presso il P.O. ‘Villa Sofia’, non essendo sinora riusciti ad avere le necessarie risorse umane, chiedono di ottenere il dono dell’ubiquità (anche per i non credenti) in maniera tale da poter mettere in pratica quanto già teoricamente previsto dai protocolli”.
Insomma, la sanità pubblica siciliana ‘riformata’ dai due ‘geni’ dal made in Sicily amministrativo e politico, al secolo l’assessore regionale alla Sanità (o alla Salute, come si fa chiamare ora), Massimo Russo, e il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, hanno sì disposto il raddoppio delle unità infermieristiche al Triage – il “Triage bifasico”, per l’appunto – ma non hanno raddoppiato il personale.
Il Triage, per la cronaca, è il luogo di primo approccio quando ci si reca in Pronto soccorso. E’ un momento topico, perché è lì che si decide se il vostro-nostro caso (perché tutti -anche noi, che vi pare – prima o poi finiscono in Pronto soccorso) è, nell’ordine crescente: un codice bianco (potete aspettare una vita); un codice verde (state male, ma potete aspettare: anche tanto); un codice giallo (state veramente male e, in tempi non lunghi, vi faranno visitare); infine, un codice rosso (state per passare a miglior vita e vi catapultano nelle stanze dei medici).
Alla fine va lodata la volontà del governo regionale e dei vertici dell’Azienda ‘Villa Sofia-Cervello’ che, almeno sulla carta, hanno ‘raddoppiato’ la presenza al Triage, senza, però, raddoppiare il personale. Negli uffici dell’assessorato regionale alla Sanità – o alla Salute, come si fanno chiamare ora – ci hanno risposto che per questo “raddoppio che non raddoppia” hanno preso come esempio le ‘mitiche’ Ferrovie che, da trent’anni, in Sicilia, raddoppiano le linee ferroviarie senza mai raddoppiarle…

 


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La sanità pubblica siciliana non finisce mai di stupire. Oltre ai medici, costretti a turni di lavoro massacranti, spesso in condizioni precarie, con materiali sanitari ora scadenti, ora direttamente assenti, ci sono anche gli infermieri. Anche per loro, negli ultimi tempi, botte in testa dalla mattina alla sera. Che fare quando il ‘datore di lavoro’ - in questo caso l’amministrazione pubblica - non sente, non vede e non risponde?

La sanità pubblica siciliana non finisce mai di stupire. Oltre ai medici, costretti a turni di lavoro massacranti, spesso in condizioni precarie, con materiali sanitari ora scadenti, ora direttamente assenti, ci sono anche gli infermieri. Anche per loro, negli ultimi tempi, botte in testa dalla mattina alla sera. Che fare quando il ‘datore di lavoro’ - in questo caso l’amministrazione pubblica - non sente, non vede e non risponde?

La sanità pubblica siciliana non finisce mai di stupire. Oltre ai medici, costretti a turni di lavoro massacranti, spesso in condizioni precarie, con materiali sanitari ora scadenti, ora direttamente assenti, ci sono anche gli infermieri. Anche per loro, negli ultimi tempi, botte in testa dalla mattina alla sera. Che fare quando il ‘datore di lavoro’ - in questo caso l’amministrazione pubblica - non sente, non vede e non risponde?

La sanità pubblica siciliana non finisce mai di stupire. Oltre ai medici, costretti a turni di lavoro massacranti, spesso in condizioni precarie, con materiali sanitari ora scadenti, ora direttamente assenti, ci sono anche gli infermieri. Anche per loro, negli ultimi tempi, botte in testa dalla mattina alla sera. Che fare quando il ‘datore di lavoro’ - in questo caso l’amministrazione pubblica - non sente, non vede e non risponde?

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