Il primo cittadino ha firmato e pubblicato il suo compendio degli ultimi cinque anni. Un documento lungo 124 pagine, inviato alla Corte dei conti in attesa della convocazione del prossimo 4 maggio. Si contrae la spesa sociale, mentre tra i risultati vantati dall'amministrazione c'è l'aver rafforzato «il senso d'identità» della città
«Maladministration», uniformi nuove, servizi sociali La relazione di fine mandato del sindaco Enzo Bianco
La «maladministration» alla direzione Ecologia. La mancanza di personale un po’ ovunque. La necessità di risparmiare tagliando sui servizi. C’è tutto questo nelle 124 pagine della relazione di fine mandato del sindaco Enzo Bianco, pubblicata ieri sul sito del Comune di Catania e inviata alla Corte dei conti lo scorso 24 del mese. In attesa, il prossimo 4 maggio, della convocazione palermitana davanti alla magistratura contabile, i cui giudici potrebbero trovarsi davanti il primo cittadino in persona. Il documento firmato da Bianco passa in rassegna il lavoro di questi cinque anni a Palazzo degli elefanti, elencando le colpe di chi lo ha preceduto e i problemi che invece sono stati risolti dal 2013 al 31 dicembre 2017, data a cui si ferma la relazione. Risultati che avrebbero contribuito a rafforzare «il capitale sociale della città e il suo senso d’identità».
Così, per esempio, tra i successi ci sono le nuove divise per gli agenti della polizia municipale, moto e auto acquistate per i vigili e la fornitura – sempre alle forze dell’ordine comunali – di dieci tablet per registrare più velocemente gli incidenti. L’efficienza dell’amministrazione, sottolinea il sindaco, si vede anche all’ufficio legale, dove «si riducono costantemente» i contenziosi in corso. E poi la velocità della connessione a internet, incrementata in tutte le direzioni comunali, e la spending review che ha portato alla riduzione del «budjet» (sic!) per i software in uso. Tra i successi dell’amministrazione, il sindaco accredita poi il «riordino» e il «contrasto all’evasione tributaria e all’abusivismo» nel settore delle affissioni pubblicitarie. Uno dei fatti più controversi dell’ultimo quinquennio: tra protocolli d’intesa giudicati illegittimi, gare d’appalto avvelenate dai ricorsi e un generale abusivismo del settore apparentemente tollerato.
Il Comune di Catania, spiega poi la relazione, non ha un gran rapporto con le imposte a carico dei cittadini. L’Irpef è all’aliquota massima, mentre la Tari (la tassa sui rifiuti, che per legge deve coprire l’intero costo del servizio di raccolta) è passata dai 215,44 euro pro-capite che si pagavano nel 2013 (quando si chiamava Tares) ai 224,18 euro del 2017. In altri termini: i disservizi dell’appalto vittima della «maladministration» – in inglese nel testo (si traduce con «cattiva gestione») – ricadono al cento per cento sui catanesi. I quali, in cambio, ottengono livelli di raccolta differenziata da secolo scorso: l’8,87 per cento nel 2013 si è trasformato in un 9,19 per cento nel 2017.
In cinque anni, dice una tabella allegata alla relazione, sono state approvate 21 delibere normative (cioè nuovi regolamenti), poco più di quattro all’anno. Inclusi i due regolamenti sulle consulte comunali di fresca istituzione: quella sui migranti e quella sulla pace. Per entrambe, le norme di riferimento sono state approvate il 21 febbraio 2017. La prima riunione dell’organismo dedicato alle minoranze etniche che vivono stabilmente nel territorio etneo è stata annunciata con un comunicato stampa ad hoc: si è tenuta il 18 aprile 2018. Due settimane fa. Va meglio nel settore della Cultura. I visitatori dei musei civici, nel 2017, dovrebbero essere stati 209.222, con incassi per 293.762 euro. Sono meno chiari, invece, i numeri sul Turismo: una tabella parla di 2.337 arrivi in tutto il 2013, diventati 457.085 nel 2017. Ma come siano stati calcolati non è esplicitato.
Un capitolo sostanzioso della relazione è dedicato, poi, ai finanziamenti «europei, nazionali e regionali» intercettati dall’amministrazione di Enzo Bianco nel settore delle manutenzioni agli edifici pubblici. In totale: 61.518.775 milioni di euro. Dei quali, però, oltre 53 milioni provenienti dal Patto per Catania. Nell’elenco degli interventi – pagine e pagine – trovano spazio progetti mastodontici ancora da realizzare (la riqualificazione del PalaNesima e dell’impianto sportivo Santa Maria Goretti) e cose decisamente più piccine: la fornitura di una porta d’ingresso automatica per l’ufficio Turismo di via Vittorio Emanuele 172 e l’acquisto delle teche trasparenti per la biblioteca Ursino-Recupero.
In un elenco fatto di cifre in crescita, spiccano i crolli degli investimenti nei Servizi sociali: scendono a 180 gli anziani che usufruiscono del servizio di assistenza domiciliare (erano 250 nel 2013); diventano 25 le famiglie che hanno a disposizione l’assistenza necessaria affinché i disabili possano «mantenere condizioni di vita dignitosa all’interno della propria abitazione» (erano 100 nel 2013); sono scesi di 1.300 unità gli abbonamenti gratuiti all’Amt messi a disposizione degli invalidi, e di quasi trecento unità quelli per l’Ast di invalidi e anziani; nel 2017 sono stati erogati, inoltre, 70mila pasti in meno nelle scuole, dovuti – secondo quanto scrive l’amministrazione – alla riduzione degli allievi.