Quaranta miliardi di euro. Sarebbe questo il giro d’affari delle mafie in Italia. Un numero «spaventoso», ma sicuramente sottostimato, che vale però due punti del prodotto interno lordo su base annua. Il business criminale si collocherebbe, in una classifica ipotetica, soltanto dietro a colossi come Eni – 93,7 miliardi euro l’anno di fatturato -, Enel […]
Foto generata con IA
Le mafie sono la quarta industria dell’Italia. In Sicilia sono 14mila le imprese vicine a contesti criminali
Quaranta miliardi di euro. Sarebbe questo il giro d’affari delle mafie in Italia. Un numero «spaventoso», ma sicuramente sottostimato, che vale però due punti del prodotto interno lordo su base annua. Il business criminale si collocherebbe, in una classifica ipotetica, soltanto dietro a colossi come Eni – 93,7 miliardi euro l’anno di fatturato -, Enel – 92,2 miliardi di euro -, e il Gestore dei servizi energetici che ogni anno fattura 55,1 miliardi di euro. I numeri che avete appena letto sono estrapolati dall’ultimo rapporto dell’associazione Artigiani e piccole imprese Mestre. In Italia, inoltre, ci sarebbero 150mila imprese orbitanti in contesti mafiosi e diverse tra queste hanno sede nelle province di Palermo e Catania. Territori a rischio elevato così come quelli di Napoli, Roma, Milano, Caserta, Brescia, Salerno, Bari e Torino.
Nel capoluogo siciliano ci sono 80.604 imprese e di queste 4016 sono stimate come inserite o in prossimità di contesti mafiosi, ossia una soglia compresa tra il 4 e il 5 per cento. Poco meno rispetto a Catania e provincia. Alle pendici dell’Etna sono registrate più imprese – 84mila – e quelle a rischio sono 3291, una soglia tra il 3 e il 4 per cento. Per arrivare a questo conteggio l’ufficio studi ha messo insieme diversi dati. Ci sono quelli in possesso dell’Unità di informazione finanziaria (UIF) della Banca d’Italia, cioè la struttura che, per legge, riceve ogni anno dagli intermediari finanziari centinaia di migliaia di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette. Altri dati provengono dalla Direzione nazionale antimafia e dalle autorità giudiziarie dei vari distretti. Tornando alle province siciliane Trapani si piazza al ventesimo posto: Su 39.598 imprese quelle a rischio sono 1534 pari al 3/4 per cento del totale su base provinciale. Messina si colloca poco dopo al 24esimo posto: Quasi 48mila imprese censite e 1327 quelle a rischio, pari al 2/3 per cento. Dal 39esimo posto al 41esimo ci sono Agrigento, Ragusa e Siracusa. Il primo capoluogo conta 34.481 imprese e di queste 954 sono quelle a rischio. Poco più di 31mila imprese per Ragusa e Siracusa con rispettivamente 885 e 863 aziende a rischio. Il contesto siciliano è completato dalla provincia di Caltanissetta con 20.337 imprese e di queste 790 a rischio. Chiude Enna con 13229 imprese e 366 quelle a rischio. In tutta la Sicilia ci sono 14mila imprese vicine a contesti mafiosi.
Gli ambiti criminali in cui le mafie fanno business sono numerosissimi. Tra i principali ci sono il narcotraffico, il traffico d’armi, lo smaltimento illegale dei rifiuti, gli appalti pubblici, le scommesse clandestine, il gioco d’azzardo, l’usura, il contrabbando di sigarette e la prostituzione. Negli ultimi tempi l’antenna degli affari si sarebbe spostata in maniera importante anche sulle tv pirata. Nel corso dell’ultimo blitz sul pezzotto, indicato come il più importante fatto su base europea, il procuratore di Catania Francesco Curcio ha detto che lo streaming illegale frutta addirittura più della cocaina.
Un capitolo specifico è quello che il rapporto dedica alle estorsioni. Reato per il quale, negli ultimi 10 anni, sono aumentate le denunce in tutta Italia. Nel 2013 erano 6884 mentre nel 2023 si è arrivati, nell’intero territorio nazionale, a 11438. L’incremento più alto si è avuto in Trentino Alto Adige con un aumento del 281 per cento, passando dalle 48 denunce nel 2013 alle 183 del 2023. In Sicilia nel 2013 si era arrivati a 736 mentre dieci anni dopo il numero è di 1013 con un incremento del 37,6 per cento. La provincia dove si denuncia di più è quella di Agrigento che a livello nazionale si colloca al 43esimo posto passando da 46 denunce a 86. Importante l’aumento di Palermo che passa da 120 a 218 denunce. Catania, invece, da 228 a 256. Saldo negativo per Enna che passa da 19 a 13 denunce negli ultimi dieci anni. Il capoluogo della Sicilia centrale è penultimo nella graduatoria nazionale. Ultimo gradino per la provincia di Potenza, scesa da 62 a 41.