Mafia, riprende il processo ai Lombardo Si pente e parla il boss Mirabile

Dice di essere sereno, come sempre, e di pensare più alla campagna elettorale per le prossime elezioni regionali che al processo. Eppure, per la prima volta, appare teso. Non porta buone nuove l’inizio della stagione giudiziaria dopo la pausa estiva per l’ex governatore siciliano dimissionario Raffaele Lombardo, a Catania per la prima della nuova serie di udienze preliminari per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato a carico suo e del fratello Angelo Lombardo, deputato nazionale Mpa. Due procedimenti in origine separati e adesso riuniti davanti al giudice Marina Rizza. All’appuntamento in aula, la Procura di Catania si presenta con un fascicolo più consistente dell’ultima volta. Ad essersi aggiunte nel frattempo sono soprattutto le dichiarazioni rese ai magistrati dall’ex assessore della giunta Lombardo Marco Venturi e da un nuovo collaboratore di giustizia: il boss etneo Giuseppe Mirabile.

Tutto ricomincia da dove era rimasto prima dell’estate: con l’audizione del maggiore dei Ros Lucio Arcidiacono. Lo stesso che, durante la sua deposizione nel processo Iblis, aveva raccontato di come durante il governo Lombardo venissero favoriti alcuni imprenditori. Come Mariano Incarbone, condannato meno di un mese fa a otto anni per associazione mafiosa, riconducibile secondo i Carabinieri al progetto di costruzione del parcheggio Sanzio di Catania. «L’unico a ricevere soldi pubblici, 12 milioni di euro – spiegava Arcidiacono – ma comunque bloccato per le inchieste giudiziarie». Lo stesso Incarbone, continuava il maggiore, finanziatore a sua volta «nel 2008 di 50mila euro per la campagna elettorale dell’Mpa», partito fondato da Lombardo. Ma ora l’imprenditore è stato condannato «e questo è uno degli elementi che vanno ad arricchire il nostro fascicolo», dichiara il procuratore capo etneo Giovanni Salvi.

Insieme a questo, le dichiarazioni rilasciate pochi giorni fa ai magistrati dall’assessore dimissionario alle Attività produttive Marco Venturi. Che, ormai in aperto contrasto con il suo ex presidente, avrebbe raccontato di presunte irregolarità nella giunta guidata da Lombardo. «Venturi ha parlato di verbali non redatti o in cui venivano inserite circostanze mai avvenute – riferisce il legale dell’ex governatore Alessandro Benedetti – Da una prima occhiata direi che non c’è nulla che abbia a che fare con questo processo». E cioè con la mafia. Ma intanto, al buio, già subito dopo le prime indiscrezioni della stampa sulle dichiarazioni di Venturi, Lombardo ha annunciato la sua volontà di querelare il vecchio collega. Prima dell’udienza, pensandoci, chiede anche al suo legale: «Ma io non posso portare altri testimoni? Magari qualche altro assessore».

A parlare di mafia è invece il boss Giuseppe Mirabile. Ex reggente del clan mafioso catanese dei Santapaola, fino a gennaio di quest’anno ancora a capo del gruppo che progettava una guerra agli Ercolano, seppur in carcere dal 2003. Un boss che da pochi giorni ha deciso di collaboratore con la giustizia e avrebbe iniziato raccontando proprio di Lombardo e di suoi presunti incontri con personaggi vicini all’organizzazione criminale. «Un collaboratore di rilievo – commenta Salvi – che racconta ovviamente episodi per conoscenza indiretta». Un po’ come tutti gli altri pentiti intervenuti nel processo per voto di scambio a carico dei Lombardo. L’arma preferita dalla difesa. Che entro l’udienza del 30 ottobre – con una in mezzo il prossimo martedì – punta a stabilire con il giudice le condizione per il rito abbreviato.


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