Una vasta operazione antimafia denominata "apocalisse" e' in corso a palermo: carabinieri, polizia di stato e guardia di finanza stanno eseguendo 95 provvedimenti restrittivi nei confronti di "uomini d'onore" dei mandamenti mafiosi di resuttana e san lorenzo, accusati di associazione mafiosa, estorsione e altri reati.
Mafia, maxi retata a Palermo: decine di arresti e sequestri nei mandamenti più’caldi’
Una vasta operazione antimafia denominata “Apocalisse” e’ in corso a Palermo: Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza stanno eseguendo 95 provvedimenti restrittivi nei confronti di “uomini d’onore” dei mandamenti mafiosi di Resuttana e San Lorenzo, accusati di associazione mafiosa, estorsione e altri reati.
Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, hanno consentito di ricostruire il nuovo organigramma dello storico mandamento mafioso alla periferia occidentale della citta’. Gli investigatori hanno individuato capi e gregari, accertando numerose estorsioni praticate in modo capillare e soffocante da cosa nostra ai danni di imprese edili ed attivita’ commerciali del territorio e riscontrando un diffuso condizionamento illecito dell’economia locale. Nel corso dell’operazione sono stati inoltre sequestrati complessi aziendali per svariati milioni di euro. I particolari dell’operazione saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa.
Intanto, alcune certezze: a capo del mandamento di Tommaso Natale e Resuttana secondo le indagini c’era lui: Girolamo Biondino, fratello di Salvatore, l’autista di Toto’ Riina. Era da poco stato scarcerato ed era tornato a comandare il clan. Per cercare di non finire di nuovo in carcere, Biondino faceva il pensionato. Girava in autobus e non si faceva vedere in giro con altri uomini d’onore. Secondo gli investigatori era lui a tenere le fila e imporre il pizzo a tappeto nel mandamento.
Mentre Gregorio Palazzotto, titolare di una ditta di traslochi, secondo gli investigatori sarebbe il capo della cosca dell’Arenella.Palazzotto si trova in carcere, ma, secondo quanto raccontano le agenzie di stampa, aveva aperto un profilo Facebook da dove insultava i pentiti. “Non ho paura delle manette, ma di chi per aprirle si mette a cantare”.