Ha due passioni Rosario Lombardo. La cocaina, che ha trafficato per la famiglia di Cosa nostra dei Santapaola, e la musica, preferibilmente quella intonata dal neomelodico Gianni Vezzosi. A fine agosto dello scorso anno i carabinieri impongono lo smontaggio di un palco abusivo dov’era prevista l’esibizione del cantante per allietare la festa di compleanno del boss, costretto agli arresti domiciliari in via Biagio Pecorino nel quartiere popolare di San Giorgio.
Dalle quattro mura di casa, Lombardo è passato a quelle di una cella del carcere catanese di piazza Lanza. L’uomo si è visto confermare nel processo d’Appello la condanna a 20 anni per associazione mafiosa e trasporto, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti. Proprio la droga è da sempre stata il suo cruccio. Il 31 luglio 2012 viene coinvolto nell’operazione antimafia Stella polare e condannato nel processo in abbreviato. Con lui finiscono agli arresti altre nove persone, tra cui alcuni dei personaggi di primo piano della famiglia mafiosa dei Nizza. Su tutti Fabrizio, boss in ascesa che successivamente ha deciso di parlare con i magistrati e diventare collaboratore di giustizia.
Lombardo avrebbe avuto un ruolo di primo piano nella gestione dello spaccio all’interno di reticolo di strade trasformate in una delle più grosse piazze dello spaccio di droga a Catania. L’area comprendeva via Playa, via Stella polare e via Angeli custodi. Soprannominato Saru ‘u rossu, il boss si sarebbe occupato dell’approvvigionamento di grossi quantitativi di droga. Sarebbe stato lui ha recarsi personalmente nel Napoletano per acquistare un milione di euro di stupefacenti al mese. L’altro canale per far arrivare cocaina e marijuana a Catania sarebbe stato quello attivato in Calabria. In particolare nella zona di San Luca, piccolo centro in provincia di Reggio Calabria, feudo incontrastato di una delle più potenti cosche di ‘ndrangheta, quella dei Pelle-Vottari.
In alcune intercettazioni telefoniche e ambientali sarebbe emerso che Lombardo si sarebbe occupato anche della cassa comune della famiglia Nizza. Il boss avrebbe ricevuto periodicamente da uno spacciatore migliaia di euro settimana per un business complessivo di 300mila euro mensili.
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