In una nota del Consiglio dei ministri si parla di «pesanti condizionamenti» da parte della criminalità organizzata. Decade dunque il sindaco De Luca, uno dei principali accusatori del direttore di Telejato. Il giornalista: «Avevo avvisato il sindaco che se non avesse fatto pulizia nella sua amministrazione sarebbe andata a finire così»
Mafia, il Comune di Borgetto sciolto per ingerenze Maniaci: «Adesso si può dire che avevo ragione?»
Il Comune di Borgetto è stato sciolto per mafia. «Il Consiglio dei ministri – si legge in una nota – su proposta del Ministro dell’interno Marco Minniti, ha approvato l’affidamento della gestione del Comune di Borgetto a una commissione straordinaria». Già il Consiglio comunale del paese del Palermitano era stato commissariato dopo le dimissioni in massa di diversi membri. In attesa delle motivazioni dettagliate a supporto della decisione di Roma, tuttavia, nel documento prodotto dal Consiglio dei ministri di ieri pomeriggio si legge chiaramente che «all’esito di accertamenti sono emerse forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata, che hanno esposto l’ente a pesanti condizionamenti» e che la gestione del Comune è stata affidata, per un periodo di diciotto mesi, a una Commissione straordinaria ai sensi della normativa antimafia.
La notizia giunge a un anno esatto di distanza dall’operazione Kelevra, che ha visto coinvolto il giornalista Pino Maniaci, finito sotto la lente della Procura per una presunta estorsione proprio ai danni del sindaco di Borgetto, Gioacchino De Luca. In un video, utilizzato come prova contro il direttore di Telejato, Maniaci, che ha sempre sostenuto che la somma richiesta si riferisse a pubblicità messa in onda anche su Telejato per conto della moglie di De Luca, avvisa il sindaco del rischio scioglimento a cui andava incontro il Comune. «Adesso si può dire che Pino Maniaci aveva ragione? – commenta il giornalista a MeridioNews – Avevo avvisato il sindaco che se non avesse tolto la merda dalla sua amministrazione sarebbe andata a finire così. E il fatto che il Consiglio dei ministri parli di “pesanti condizionamenti” ne è la prova. Non capisco solo come mai, visto che di un’indagine su membri della giunta si parlava già nell’ordinanza che mi riguarda, si sia giunti a questa decisione dopo tutto questo tempo. Fra l’altro nell’anniversario dell’operazione che mi ha visto accomunato a dei mafiosi e dopo tutto quello che è stato detto su di me da parte anche di alcuni magistrati».
Gioacchino De Luca resta comunque uno dei principali accusatori di Maniaci nel processo che è ancora alle prime battute. «Avevo paura che Maniaci come paladino dell’antimafia ci infangasse come amministrazione e per questo gli davo dei soldi» aveva dichiarato agli inquirenti «Non sappiamo ancora le motivazioni complete relative allo scioglimento – prosegue il giornalista – e non sappiamo se la figura del sindaco sia ritenuta dal ministero direttamente coinvolta. Di certo c’è che questo potrebbe intaccare la credibilità del teste nel procedimento contro di me».