In principio fu Antonio Padovani. Oggi sono i fratelli Placenti. Il risultato non cambia: a Catania nell’ultimo decennio a fare affari con le scommesse sportive è sempre il clan Santapaola-Ercolano. Che trova nuovi referenti, cambia marchi e modalità di raggirare le autorizzazioni statali, ma controlla un settore milionario e tratta e fa affari da pari a pari con ‘ndrangheta e Sacra Corona Unita. L’ultima indagine della Direzione distrettuale antimafia etnea è andata a incrociarsi con altre due grandi inchieste dei magistrati di Reggio Calabria e Bari, a dimostrazione di come la rete del malaffare nelle scommesse sia ormai radicata in tutto il Sud Italia. A emergere, ai piedi dell’Etna, è una struttura piramidale al cui vertice ci sarebbero i catanesi Carmelo e Vincenzo Placenti. Ma tra le menti spicca anche una figura del tutto nuova: Fabio Lanzafame, siracusano che si divide tra la Sicilia e la Romania e che ha deciso di collaborare con i magistrati. È soprattutto grazie alle sue dichiarazioni che i pm etnei sono riusciti a ricostruire nomi, connessioni e le ingegnose modalità di rastrellamento dei soldi.
Il clan Santapaola a Catania si sarebbe arricchito grazie soprattutto a un marchio: PlanetWin365, definito dai pm «l’ombrello legale del sistema». Rappresentato in Sicilia da Lanzafame (master regionale) e a Catania e provincia dai Placenti (master per l’area etnea). Una scelta non casuale. Secondo la Procura, gli ex proprietari di PlanetWin365 (e cioè i vertici della holding SKS365 fino al 2016/2017, individuati in P. T. e I. I.) avrebbero nominato proprio loro garantendogli assistenza tecnica e commissioni agevolate «nella consapevolezza dell’appartenenza mafiosa dei Placenti».
È lo stesso Lanzafame a spiegare ai magistrati perché per diffondere una nuova rete di punti scommesse in Sicilia non si può fare a meno di rivolgersi a Cosa Nostra. «In generale – dichiara il pentito delle scommesse – l’accordo è proprio quello: appoggiare il proprio business alla criminalità organizzata per una doppia tranquillità. Uno: per non avere problemi nel caso in cui tu vuoi fare il business, e due: nel caso in cui qualcuno vorrebbe non pagarti di intervenire tramite la…». «Quindi – lo sollecita il pubblico ministero – questo inserimento di soggetti della criminalità organizzata dentro le reti commerciali è: invece di darti l’estorsione ti faccio entrare nel sistema, tu guadagni e mi lasci tranquillo?» «Esatto!», conclude Lanzafame che per garantirsi tranquillità avrebbe garantito profitti direttamente a Mario Ercolano (che non risulta indagato, ndr).
In realtà entrando nei punti scommesse con marchio PlanetWin365, regolarizzato grazie alla sanatoria inserita nella legge di stabilità del 2015, molti utenti venivano indirizzati verso un sottosistema illegale. La giocata – definita da banco – non veniva effettuata tradizionalmente allo sportello, ma su un conto riconducibile al gruppo criminale e aperto su siti con estensione .com. Tra questi il cavallo di battaglia dei Placenti era revolutionbet365.com. Per raggiungere una capillare commercializzazione del nuovo sito ai piedi dell’Etna è stata messa in piedi un’efficiente struttura piramidale, con ruoli ben precisi: i master coordinavano l’apertura di nuovi centri scommesse e raccoglievano il denaro contante (figura che sarebbe stata ricoperta a Catania e provincia da Cristian Di Mauro, Salvatore Barretta, Orazio Bonaccorso, Antonio Chillè, Marco Daidone, Federico Di Ciò, Simone Insanguine, Gaetano Liottasio e Angelo Mazzerbo); i commerciali, i subcommerciali e i presentatori obbedivano agli ordini dei vertici e garantivano la gestione sul territorio delle attività illecite (Sebastiano De Matteo, Fabio Calcagno, Alfredo Valenti, Giovanna Blandini, Sebastiano Campisi, Francesco Guerrera, Ottavio Imbesi, Giuseppe Cocimano, Giovanni Iannì, Luciano Paccione, Massimo Giuffrida); Sebastiana Passini avrebbe invece svolto la funzione di commercialista, assistendo Placenti nella creazione della società albanese Remote Betting Solution, proprietaria del sito revolutionbet365.com.
Dietro il sito .com (detto anche skin) ci sono infatti ben due società: la già citata Remote Betting Solution e la Holding N.V. Curacao Company, con sede nella Antille Olandesi, che detiene l’intero capitale sociale della società albanese. Entrambe sarebbero state funzionali agli interessi del clan Santapaola e nate grazie all’aiuto di Riccardo Tamiro, originario di Reggio Calabria. I soldi quindi finivano in Albania e rientravano in Sicilia anche grazie a una rete di ditte di autonoleggio riconducibili a Carmelo Placenti che avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti, giustificando così il rientro dei capitali su conti correnti italiani.
La criminalità organizzata guadagna anche attraverso provvigioni non dovute del 5 per cento a ogni passaggio della struttura piramidale. «Master, agente, sub agente, agenzia: questa è la rete – spiega Lanzafame – certe volte si trovavano delle posizioni strane, perché fra il master e l’agente non dovrebbe esserci niente, invece trovava a volte delle posizioni, o sopra il master o sopra un agente, con delle commissioni tipo un 5 per cento, che equivalgono esclusivamente ad una tassa che veniva pagata inutilmente». Soldi finiti nelle tasche del clan Santapola-Ercolano.
Ecco l’elenco completo degli indagati colpiti da decreto di fermo:
Anna Aurigemma (classe 1973), Salvatore Barretta (classe 1972), Orazio Bonaccorso (classe 1977), Antonio Chillè (classe 1979), Federico di Ciò (vlasse 1977), Cristian Di Mauro (classe 1993), Carmelo di Salvo detto Meluccio (classe 1979), Danilo Mario Giuffrida (classe 1987), Simone Insanguine (classe 1993), Gaetano Liottasio (classe 1952), Angelo Fabio Mazzerbo (classe 1978), Carmelo Placenti (classe 1974), Giuseppe Gabriele Placenti (classe 1987), Vincenzo Placenti (classe 1979), Riccardo Tamiro (classe 1973).
Aggiornamento del 16 novembre:
La società SKS365 fa sapere che:
«Come specificato nel comunicato della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, infatti: “Va precisato, con riferimento alla SKS365 che le investigazioni hanno riguardato esclusivamente la proprietà/management che ha gestito la società fino al 2017, ovvero prima della sua cessione ai nuovi proprietari, nei cui confronti non sono emersi elementi di responsabilità”. Come ufficialmente riportato negli atti presentati dagli inquirenti in sede Dipartimento Nazionale Antimafia, la nuova società SKS365 è da ritenersi dunque estranea a quanto accaduto ed emerso dalle indagini».
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