L’Italia pronta a tornare alla lira?

L’Italia ritorna alla vecchia e amata lira? A quanto racconta il Wall Street Journal – ripreso da Affaritaliani.it – due banche di respiro internazionale sarebbero già pronte per ritornare ad effettuare transazioni in vecchie valute della cosiddetta ‘zona euro’. Le banche avrebbero già contatto Swift, l’azienda belga che si occupa di sistemi per le transazioni internazionali. Tra i Paesi europei interessati ci sarebbero la Grecia e, per l’appunto, l’Italia.
Non è la prima volta che si parla di ritorno alle vecchie valute. La crisi della cosiddetta ‘eurozona’, del resto, autorizza vaie ipotesi. Si parla, ad esempio, di creare due zone euro: una forte e l’altra debole. L’Italia – insieme con altri Paesi europei – rientrerebbe nell’eurozona debole o di serie ‘B’.
Alcune interessanti considerazioni sul ritorno alla lira si possono leggere su ll Giornale.it economia. Questo quotidiano pone due domande ai cittadini italiani. Prima domanda: vi hanno detto che “molte simulazioni prospettano risultati molto positivi per l’economia da tale scelta?”. Seconda domanda: vi hanno detto che “il ritorno alla lira potrebbe coincidere con il Capodanno, con la possibilità di chiudere le banche e congelare le transazioni per alcuni giorni, minimizzando sia le complicazioni contabili (dato che l’anno sarebbe tutto nella stessa valuta) sia i danni per la produzione, dato che sarebbe semplicemente una specie di lungo ponte festivo?”. No, a quanto pare non siamo stati avvertiti. “E il fatto che non se ne parli – si legge sempre ne Il Giornale.it economia, rivolgendosi a noi italiani – è un mistero, perché niente di tutto questo può essere fatto senza il vostro consenso”.
Il quotidiano spiega che, ormai “anche i più lenti fra gli economisti si stanno convincendo che la soluzione definitiva della crisi è quella che da tempo andiamo evidenziando e che passa solo da due strade: da una trasformazione della Bce che gli consenta di garantire il debito dell’Eurozona (tutto), se necessario creando moneta (con inevitabile cessione di sovranità degli Stati ad un governo centrale dell’economia), oppure con il ritorno delle valute nazionali. Dato che la soluzione inizialmente più comoda, vale a dire la garanzia Bce, non è scontata e dipende da volontà esterne (Merkel in primis che sembra non ci senta) appare assolutamente stupefacente che il dibattito attorno all’unica delle due vie d’uscita possibili interamente dipendente dalla nostra volontà, il ritorno alla lira, sia nullo”.
Del ritorno alla lira si occupa anche Libero quotidiano.it. Che, in un articolo a firma di Claudio Antonelli, cita il New York Times, il più celebre quotidiano statunitense, che ha dedicato un lungo articolo alla rottura dell’euro. “Le grandi banche internazionali – si legge nell’articolo che conferma quanto scritto oggi dal Wall Street Journal, – fanno le prove tecniche immaginando il crollo della moneta unica”.
“Pochi giorni fa – leggiamo sempre su Libero quotidiano.it – anche Cls bank, la più grande camera di compensazione del trading valutario, ha avviato gli stress test (ipotesi tecniche, ndr) per capire come reagiranno le altre monete e le banche internazionali di fronte all’addio all’euro. Girano pure voci di zecche in Svizzera che potrebbero stampare nuovi marchi o euro più pesanti e di compagnie turistiche che starebbero già stipulando contratti in dracme. Se così fosse salterebbe tutto il banco. Leggende metropolitane? Forse sì. Ma dietro ogni voce c’è sempre un fondo di verità”.
“Probabilmente – leggiamo sempre nell’articolo di Libero quotidiano.it – anche al ministero dell’Economia e in Bankitalia qualche stress test per il ritorno alla lira sarà in atto. In gran segreto. In fondo però non c’è nulla di male a prevedere tutti gli scenari futuri, persino quelli più drastici. Il caso, appunto, del ritorno alle vecchie monete europee. Il lato positivo è che il debito pubblico italiano si svaluterebbe all’improvviso e ci troveremmo in una situazione già conosciuta in passato: avendo, a parità di livello tecnologico, un costo del lavoro più basso di quello dei concorrenti, l’Italia sarebbe un temibile avversario economico. Nessuno più acquisterebbe Bmw o altre auto tedesche. Mentre a Berlino si farebbe la fila per le Fiat e le Alfa”.
Il ritorno alla lira, però, come scrive sempre Libero quotidiano.it, si configurerebbe come una “sonora fregatura per tutti quegli italiani che hanno accumulato risparmi nel corso degli anni. Chi oggi ha 100 mila euro è come se si ritrovasse improvvisamente con 30, 40 mila euro in meno. C’è poi un altro scenario possibile che piace tanto a Loretta Napoleoni, l’economista cara a certa sinistra: il default pilotato. Ovvero lo Stato taglia i debiti e non rimborsa più una percentuale o taluni creditori. Quasi il 40% del nostro debito è in mano agli stranieri. Se l’Italia dichiarasse default, rimborsando solo gli italiani possessori di titoli e mandando a ramengo gli stranieri come i francesi, risolverebbe in un colpo gran parte dei problemi. Si troverebbe con il 40% di debito in meno, una moneta svalutata e la possibilità di tagliare drasticamente le tasse (s’intende riformando la spesa). L’Italia volerebbe, insomma, se solo prima non venisse letteralmente invasa dai carri armati degli ex alleati…”.

 


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