Nei locali dell'Istituto salesiano di Catania si è tenuto un convegno dal titolo Non esiste una sola forma di violenza. A organizzarlo i Lions Club. «Faremo sensibilizzazione anche nelle scuole e nelle parrocchie»
L’importanza di non sottovalutare la violenza psicologica «Non attendere le aggressioni fisiche per chiedere aiuto»
Cos’è la violenza di genere? Che danni fa? Quali strumenti abbiamo a disposizione per identificarla? Sono alcune delle domande a cui si è cercato di rispondere giovedì all’Istituto Salesiano di via Cifali a Catania, durante il convegno sulla violenza psicologica di genere Non esiste una sola forma di violenza tenutosi in occasione della Giornata nazionale contro la violenza sulle donne. L’evento è stato organizzato da Rosaria Puglisi del Lions Club Catania Nord, Donata Galeardi, Giovanna D’Amico e Fabio Passalacqua, rispettivamente dei Lions Club Mediterraneo, Etna e Lago di Nicito.
«Quando si parla di violenza – spiega Puglisi – il pensiero va subito a quella fisica. Ma quella psicologica può rappresentare l’anticamera di quella fisica e troppo spesso viene sottovalutata, mentre danneggia profondamente l’identità della persona che ne è vittima». In molti sono ancora incapaci di percepire certi atteggiamenti come forme di violenza, utilizzata in modo manipolatorio. A esserne vittime non solo le donne, ma anche le fasce sociali più fragili. «Il nostro compito è porre in atto misure per contrastare la discriminazione, in questo caso nelle pubbliche amministrazioni – ha commentato il sociologo Antonio Tintori del Comitato unico di garanzia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), che ha patrocinato l’evento -. La situazione in Italia è disarmante, specialmente dopo la diffusione del Covid 19, che ha innescato una regressione culturale». Servono, dunque, interventi efficaci per superare le disparità di genere, esteso a tutti i campi che queste comprendono. «Ci stiamo attivando con materiale informativo, formazione dei dipendenti, caselle elettroniche dedicate alle segnalazioni, numeri di telefono, nucleo di ascolto organizzato, istituzione della consigliera di fiducia. Dobbiamo fare in modo che le giornate e le leggi non restino astratte, teoriche, ma dobbiamo trovare il modo di farle rispettare e metterle in pratica, puntando soprattutto sui giovani».
Di donne e lavoro hanno parlato Marta Privitera dell’Ordine dei Commercialisti e Donata Galeardi dell’Ordine dei Notai. «Il nostro ambito ha visto una crescita delle donne lavoratrici, centri di ascolto, workshop per discutere i problemi legati al rumore del silenzio delle donne», ha sottolineato Galeardi insistendo sull’importanza del ruolo dei notai per diffondere la cultura della legalità. A intervenire è stata anche la criminologa Vincenza Bifera, presidente dell’associazione nazionale antimafia Alfredo Agosta, che ha posto l’accento su come siano scarsi i dati sulla violenza psicologica rispetto a quelli sul femminicidio.
«I dati non emergono perché spesso le vittime non hanno chiaro di vivere una relazione malsana. Per violenza psicologica si intendono maltrattamenti lesivi, subdoli, che intendono frammentare l’identità della donna – ha spiegato la criminologa -. Chi la subisce presenta scarsa autostima e perde la sicurezza in se stessa. Si riconosce attraverso segnali che rientrano in una comunicazione che non dà via di scampo e che genera confusione nella psiche della vittima». Attacchi di panico, disturbi alimentari, ansia, depressione, fobie, malessere devono essere un campanello d’allarme per le vittime della violenza psicologica. «Le donne devono sapere che un partner violento non cambia e che la violenza è sempre in escalation. Non dobbiamo attendere un cambiamento, che può avvenire solo in terapia e non all’interno della relazione».
Le donne, hanno sottolineato i relatori, non denunciano per via di una subcultura in cui troppo spesso la colpa viene data alla vittima. «È complesso lavorare con donne vittime di violenza, dietro c’è un equipe di assistenti sociali, psicologici, avvocati, educatori all’ascolto», ha raccontato Lucia Genovese, assistente sociale dell’Associazione Penelope. Quando arriva una segnalazione dai servizi sociali, dal pronto soccorso, dalle forze dell’ordine o da vicini di casa e parenti, la donna deve esprimere la volontà nel voler fuoriuscire dalla relazione violenta. Solo allora usufruisce di consulenze psicologiche e legali e viene accompagnata in un percorso di autonomia. «Le donne, dalla più affermata alla più semplice, devono tenere a mente che si può chiedere aiuto anche in caso di violenza psicologica, turpiloquio, svalutazione», ha aggiunto Valentina Costanzo, avvocata penalista esperta in violenza di genere, che ha ampiamento parlato anche del revenge porn.
Il progetto portato avanti dal Lions prevedegià una seconda fase, che vedrà un intervento sul territorio da dicembre a maggio. «Andremo nelle scuole, nelle parrocchie e in enti del territorio per continuare questa campagna di sensibilizzazione», ha concluso Rosaria Puglisi.