All'impianto della società di Marco Campione sarebbero stati apposti i sigilli. In attesa di una conferma da parte dell'autorità giudiziaria, il primo cittadino ricorda le carenze che caratterizzano la struttura sin dalla sua costruzione. Compresa l'autorizzazione per lo scarico a mare. A novembre l'Arpa aveva certificato le criticità
Licata, sequestrato depuratore gestito da Girgenti Sindaco: «Da 15 anni scarica nella foce del fiume»
Manca soltanto l’ufficialità, ma il depuratore di Licata gestito da Girgenti Acque spa sarebbe stato sequestrato. La notizia circola da diverse ore ed è arrivata fino all’orecchio del sindaco della cittadina agrigentina Angelo Cambiano. «Siamo in attesa della conferma ma pare che sia così», dichiara il primo cittadino al telefono. Che poi aggiunge di non conoscere nello specifico quali potrebbero essere le motivazioni: «Finché non sapremo con certezza del sequestro non è possibile stabilirne le cause – continua Cambiano -. È certo che le attenzioni delle autorità sul depuratore non sono di certo recenti».
Già a novembre, l’impianto gestito dalla società dell’imprenditore Marco Campione, al centro di alcune inchieste della magistratura, era stato oggetto di una relazione dell’Arpa, in cui si ravvisavano carenze strutturali: «In quel documento l’agenzia regionale certificò l’esigenza di intervenire in maniera risolutiva per rendere funzionale il depuratore – sottolinea il sindaco -. Quegli interventi sono stati fatti prima di Natale e la stessa Arpa ne ha confermato l’efficacia. Tuttavia mi sento di dover ricordare che i problemi dell’impianto sono molti di più e risalgono a più di quindici anni fa».
Il riferimento di Cambiano va alla mancanza di autorizzazione per lo scarico in mare. Il depuratore venne infatti costruito a fine anni Novanta, con un permesso che impegnava i gestori alla realizzazione di un pennello a mare che permettesse di scaricare le acque depurate a una distanza di due miglia dalla costa. Infrastruttura che però non è mai stata fatta: «Oggi scaricano nella foce del fiume Salso, nonostante la normativa non lo preveda – ammette Cambiano -. Ma c’è di più, nel 2006 è stata chiesta un’ulteriore autorizzazione alla Regione per l’implementazione di un modulo che permettesse il trattamento dei reflui per l’utilizzo agricolo». Nulla osta ottenuto, nonostante continuino a mancare i requisiti per lo scarico a mare: «Si è fatto un passo in più, dimenticandosi delle mancanze del passato», aggiunge il primo cittadino.
Tornando al presente e pensando al futuro, Cambiano ritiene che il miglioramento della situazione possa passare da due opzioni: «O si fa in modo di potenziare il trattamento dei reflui così da riuscire a reimmetterli al cento per cento nell’agricoltura, oppure si realizza il pennello al mare», prosegue il sindaco. Che vuole evitare una possibile terza soluzione: «Mi è stato detto che la legge prevede lo scarico nel fiume a patto che non avvenga nella foce, ma onestamente vorrei che si risolvesse la questione in maniera diversa», conclude.