Librino, danneggiata sede di ente di formazione Presidente: «Vale davvero la pena continuare?»

Una decina di porte rotte e il furto di tre computer fissi e nove portatili, oltre che di materiali e attrezzature per operatore elettrico e acconciatore. È la triste conta dei danni causati da un gruppo di ignoti che questa notte ha messo a soqquadro un’altra sede dell’ente di formazione Eris, questa volta nel quartiere di Librino. Dopo la visita indesiderata ricevuta tra il 17 e il 18 ottobre nella struttura di San Giorgio, l’associazione fa i conti con un gruppo che è riuscito a forzare una delle finestre dell’edificio, protetta da inferriate. «È sconfortante – commenta il presidente di Eris Gaetano Barbera – e a volte mi chiedo se vale la pena continuare, perché nonostante la buona volontà e le energie impiegate in questi progetti non sappiamo cosa pensare di fronte a certi eventi». 

La forza torna a galla però quando si pensa ai tanti ragazzi che frequentano i corsi e che ne traggono beneficio. «Mi capita di incontrare per strada ragazzi su cui non si sarebbe scommesso un centesimo – racconta Barbera a MeridioNews – e che invece sono entrati in modo dignitoso nel mondo del lavoro. Questo è l’aspetto che mi gratifica di più, al di là di queste situazioni». Da più di vent’anni, infatti, la scommessa del gruppo Eris è di coinvolgere in percorsi di formazione i quartieri più difficili e ad alta dispersione scolastica della città

Una missione cominciata proprio in viale Bummacaro, a cui nel tempo si sono aggiunte le sedi di San Giorgio, Cibali, Angeli Custodi e San Cristoforo, e che l’associazione ha intenzione di portare avanti, perché – spiega il presidente – «quando si arriva a instaurare un colloquio con questi ragazzi e gli si offre un’alternativa danno tante soddisfazioni, perché a loro piace quello che fanno e vengono volentieri a seguire le lezioni». E sono contenti anche i loro genitori, che si sono dimostrati da subito solidali con gli esponenti dell’Eris. Oltre alle diverse manifestazioni di solidarietà, arriva anche la proposta di attivarsi per l’installazione di un sistema di allarme e, successivamente, anche di videosorveglianza.

«Quando entrano nelle nostre sedi fanno danni di cui neanche si rendono conto – dice amareggiato il presidente – privando i giovani allievi della possibilità di mettere in pratica quello che imparano durante le lezioni teoriche, che comunque andranno avanti regolarmente». Anche per dimostrare di potere andare avanti. «Queste zone – avverte – hanno bisogno di essere presidiate non solo dalle forze dell’ordine ma soprattutto dalla società civile, che deve essere presente sul territorio e creare una sinergia per non permettere che le nostre realtà siano mortificate o abbandonate e dare un futuro a questi ragazzi».


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