Leishmaniosi, nel 2015 più di cinquemila casi «Maggiore attenzione agli episodi nell’uomo»

A Palermo nel 2015 sono stati riscontrati 5366 casi di Leishmaniosi animale e umana su un totale di 8052 esami effettuati (66,65 per cento dei casi risultati positivi). Le cifre, in linea con i dati relativi agli anni precedenti (nel 2014 nel capoluogo su 9078 controlli sono stati riscontrati 5921 totali) ed elaborate dal Centro di referenza nazionale per le Leishmaniosi (Crenal) dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia A. Mirri, fotografano la presenza costante della malattia nel nostro territorio, la cui diffusione è endemica. Nel 2015, infatti, i casi accertati sono stati 13294 su 21387 episodi studiati mentre, nel 2014, 7129 su 15644 accertamenti. «I dati sono costanti e non ci sono significative variazioni – spiega la dottoressa Federica Bruno, biotecnologo medico dell’Istituto Zooprofilattico – nel corso degli ultimi anni, semmai, si è assistito a un leggero aumento di episodi riscontrati nell’uomo ma sono comprensibili alla luce di una maggiore attenzione da parte dei medici che prescrivono più controlli e, inevitabilmente, fanno emergere più casi». 

Per quanto riguarda gli animali, invece, non si registrano variazioni perché c’è un controllo costante da parte dei veterinari. «La situazione è quasi identica rispetto agli anni passati – spiega – semmai si registrano aumenti costanti in altre regioni dove prima si segnalano pochissimi casi come in Valle d’Aosta e Liguria che oggi risentono di una clima sempre più tropicale». La trasmissione negli animali e nell’uomo, infatti, avviene in seguito alla puntura di flebotomi o pappataci, insetti volanti più piccoli delle zanzare che fungono da vettore del parassita. La prevenzione, ad ogni modo, rimane l’unica difesa, soprattutto nei mesi nei quali si acuisce il rischio di contagio come in primavera e in estate. «Il vero problema non è il parassita in sé ma il vettore – chiarisce – e gli antiparassitari rappresentano una buona soluzione». Per gli esseri umani il principio è lo stesso mentre è assolutamente errata la convinzione che la presenza di un animale possa favorire in qualche modo il contagio. «Anzi è il contrario – chiarisce – l’insetto è attratto dagli odori di un cane o di un gatto che così fungono da parafulmine». 

Ma anche nel caso di una puntura, il contagio non è scontato: la manifestazione della patologia dipenderà dalle condizioni del paziente: i soggetti più a rischio sono i bambini, gli anziani e i soggetti immunodepressi. Da segnalare che, nel caso dell’uomo, esistono diversi tipi di Leishmaniosi: le tipologie più diffuse sono quella cutanea, che provoca ferite alla pelle, e quella viscerale, che colpisce diversi organi interni. E in tutta la Sicilia lo scorso anno su 55 casi, 4 avevano contratto la forma più grave di leishmaniosi (nel 2014 su 56 positivi 3 presentavano la forma viscerale). La provincia dove si registrano più contagi è Agrigento: tra le ipotesi ancora allo studio, i dati si spiegano con la vicinanza del territorio al continente africano. «In questi casi il quadro clinico è più grave – sottolinea – non si assiste a una degenerazione della zona punta ma a febbre e a un ingrossamento della milza. Fondamentale una tempestiva diagnosi da parte del medico e, quindi, la verifica con esame specifico». 

In questo senso, un ruolo centrale lo svolge l’Istituto dove, proprio in questi giorni, è nata la prima Biobanca del Mediterraneo, un enorme serbatoio di campioni di tessuto e batteri, un ricchissimo archivio di materiale biologico, adeguatamente stoccato per garantirne la conservazione nel tempo. «Il progetto rappresenta uno degli obiettivi dell’ente – affermano il commissario straordinario, Salvatore Seminara e il direttore sanitario, Santo Caracappa -. Il primo atto deliberativo per l’istituzione della Biobanca risale al 2008. Adesso sta entrando nel vivo nella piena convinzione che possa rappresentare un volano per le attività di ricerca e la base per lo sviluppo di una piattaforma e di un network scientifico nazionale e internazionale». Ora il patrimonio dell’Istituto può essere consultato dai ricercatori in qualsiasi parte del mondo. Attraverso il software del network, con un solo clic, si possono consultare campioni conservati per lo studio delle principali malattie degli animali e di quelle che possono essere trasmesse all’uomo come la Rickettsiosi e Anaplasmosi o, appunto, la Leishmaniosi.


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