Piccoli e grandi favori, elargiti tramite minacce rivolte senza fare distinzione tra semplici dipendenti comunali e responsabili di alcune delle multinazionali che operano nel polo petrolchimico più grande d’Europa. Il ritratto che il gip del tribunale di Siracusa fa di Pippo Gianni, il sindaco di Priolo Gargallo da ieri ai domiciliari con l’accusa di concussione, è quello di un politico che, interessato a curare le proprie clientele, non avrebbe esitato a paventare ritorsioni sfruttando la propria posizione. «L’atteggiamento assunto dal primo cittadino appare dimostrativo di un’idea distorta della funzione pubblica», si legge nell’ordinanza firmata dal giudice Salvatore Palmeri.
Gianni – eletto all’Ars per quattro volte, l’ultima delle quali finita anzitempo per le vicende, di cui è stato vittima, legate alla ripetizione delle Regionali 2012 in alcune sezioni del Siracusano – sarebbe stato l’indiscusso protagonista di una serie di vicende svoltesi anche quando il primo cittadino era già cosciente di avere su di sé le attenzioni dei magistrati. «La pericolosità espressa – scrive il gip – è assai rilevante, giacché non ha cambiato atteggiamento anche dopo essere venuto a conoscenza del procedimento penale a suo carico per tentata concussione originato dalla denuncia di Vincenzo Miconi». Quest’ultimo è il responsabile dell’ottavo settore del Comune, finito nel mirino del sindaco, dopo avere firmato alcuni provvedimenti sfavorevoli agli interessi di uno stabilimento balneare, la cui titolare è risultata essere la madre di un assessore comunale. L’impiegato sarebbe stato minacciato di rimozione nel caso non fosse tornato sui propri passi. La necessità di un ravvedimento, secondo gli inquirenti, sarebbe stata motivata anche dal fatto che a curare le pratiche urbanistiche oggetto di contestazione era stato il cognato di Gianni. Per gli uffici, però, quei documenti sarebbero stati falsi. Nello specifico, il progettista all’atto di presentare le richieste di autorizzazione avrebbe allegato foto che «davano atto di uno stato dei luoghi diversi da quello effettivamente presente al momento in cui lo scatto risultava essere stato effettuato». In altre parole, i lidi sarebbero stati costruiti senza attendere il rilascio dei permessi.
«Devo passare il permesso al sindaco per fare il mio lavoro? Fatemi capire. Glielo devo dire a lui?», sono le parole pronunciate dal funzionario, dopo avere saputo della reazione di Gianni alla notizia degli accertamenti. Successivamente, davanti all’annuncio da parte del primo cittadino di un prossimo trasferimento d’ufficio, Miconi si era rivolto all’autorità giudiziaria. Suscitando la reazione del sindaco: «Questo pezzo di merda mi ha denunciato perché gli avevo detto che l’avrei tolto da dirigente del settore Urbanistica». Lo stesso, a luglio dello scorso anno, parlando a un collaboratore avrebbe aggiunto di essere pronto a rendere difficile la vita del funzionario nel caso fosse rimasto a lavorare a Priolo: «Ora a Siracusa oppure a casa. Ho due, tre cose che non campa più», è il contenuto di un’altra intercettazione.
È questa la vicenda da cui la polizia si è mossa per indagare su Gianni, per poi scoprire che il modus operandi si sarebbe replicato nelle situazioni più disparate. E se nel caso del responsabile del sesto settore del Comune la minaccia di rimozione dall’incarico si sarebbe palesata come risposta a un eventuale rifiuto della concessione del patrocinio per un evento organizzato da un’associazione cultuale all’interno del teatro comunale, la richiesta rivolta a una impresa specializzata nel servizio di illuminazione votiva all’interno dei cimiteri sarebbe stata quella di finanziare, con una somma «non superiore ai diecimila euro», la locale squadra di calcio.
La richiesta, che è valsa al sindaco l’accusa di istigazione alla corruzione, è sorta in una fase in cui il Comune stava lavorando a un progetto di fattibilità presentato dall’impresa, interessata all’affidamento del servizio di illuminazione con la formula del partenariato pubblico-privato, che, per sua natura, prevede l’indizione di una gara d’appalto con diritto di prelazione per il proponente. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, la ricerca di sostegno finanziario alla società calcistica avrebbe risposto a una promessa fatta tre anni prima, in campagna elettorale, dallo stesso Gianni. A ricordare al sindaco i patti sarebbe stato un consigliere comunale, mentre il primo cittadino avrebbe pensato alla soluzione: «Man mano che facciamo gli appalti, gli diciamo: “Scusa glielo dai un contributo alla squadra”», si legge nell’ordinanza.
Un’altra possibilità sarebbe stata quella di andare a bussare alla porta di chi a Priolo c’è da anni, ovvero i giganti del petrolchimico, ma sarebbe stato lo stesso Gianni a escluderla: «O gli chiedo le assunzioni o gli chiedo i soldi». Quella della richiesta di posti di lavoro ai colossi della zona industriale tira in ballo le società Versalis e Sonatrach e risale ai primi mesi dell’anno. Il 25 febbraio, Gianni incontra nel proprio ufficio al Comune i responsabili di Versalis, società del gruppo Eni. «Ingegnere, diamo una mano a questi disgraziati – dice Gianni – Io sto cercando di dare una mano a tutti, anche gli ex detenuti, le persone di cinquant’anni, gli ex tossicodipendenti che vogliono rifarsi una vita». Le parole del primo cittadino, tuttavia, non hanno l’effetto sperato. «Nelle assunzioni è difficile», è la risposta che Gianni riceve. Il motivo sta nella politica aziendale di Versalis, maggiormente interessata ai giovani. A quel punto il sindaco avrebbe raccontato ai propri interlocutori un aneddoto in cui Gianni, dopo avere ricevuto un rifiuto simile, avrebbe creato le condizioni per creare pressioni su un’azienda tramite controlli amministrativi. «Se devo rompere i coglioni, io ce la faccio a rompere i coglioni, ma non lo voglio fare», sottolinea Gianni. Tale racconto, per il gip, «assume un evidente valore di minaccia».
Il sindaco di Priolo è accusato anche di avere indicato agli industriali il nome di un’impresa da preferire nell’ambito di una procedura di appalto privato. «Questa è una bella azienda perché è internazionale, se si può dare una mano, senza che nessuno voglia forzare. Questo ha quattrocento-cinquecento persone, moltissime di queste sono di Priolo e sono ferme, a meno che non le mettiamo e le facciamo lavorare», spiega Gianni agli imprenditori. Al dirigente di Sonatrach, il primo cittadino, nel corso di un incontro avvenuto in un bar di Catania, avrebbe sollecitato l’opportunità di affidare un appalto alla stessa impresa ma anche la proroga del contratto di un operaio. A essere interessato a quest’ultimo sarebbe stato anche il sindaco di Melilli Giuseppe Carta (non indagato), che, secondo quanto riportato nell’ordinanza, «non si presentava per un contrattempo».
Pippo Gianni, stando agli atti d’indagine, si sarebbe adoperato anche per favorire l’annullamento di alcuni verbali elevati dagli ausiliari del traffico. In un caso, un giovane, presentatosi nella stanza del sindaco, racconta di essere stato multato per avere sostato poco tempo in un’area riservata ai camper. Gianni gli sarebbe venuto incontro, chiedendogli di consegnare il verbale. «Non dire a nessuno che lo hai dato a me. Stai attento la prossima volta, vai».
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