Per il rettore di Palermo, Fabrizio Micari, «si tratta di un'opportunità per i nostri giovani che hanno competenze fresche». Per i sindacati si creerà l'ennesima «sacca di precariato». La giunta Musumeci punta a rivitalizzare gli uffici, si cercano diversi profili
Laureati in tirocinio alla Regione entro marzo 2019 Da selezionare duecento giovani, stage di un anno
Entro marzo 2019 i primi tirocinanti delle quattro università siciliane entreranno negli uffici della Regione. È l’obiettivo dell’amministrazione Musumeci che ha condiviso il progetto con i rettori degli atenei di Catania, Palermo, Messina e Kore di Enna. Servono laureati in giurisprudenza, statistica, economia, ingegneria gestionale e civile. Sono questi i profili di cui si è discusso ieri pomeriggio nell’incontro tra l’assessore alla Formazione Roberto Lagalla e i magnifici. «Servono laureati – ha spiegato nei giorni scorsi il presidente Nello Musumeci – Li stiamo chiedendo anche al Formez e alla Sas. E ci servono subito, entro alcuni giorni, non tra sei mesi. E ci servono negli uffici di Palermo, non nelle altre strutture decentrate, visto che la Regione che ho trovato non ha un sistema informatico. Il mio governo punta con decisione alla riqualificazione del personale dipendente e alla valorizzazione dei più capaci e volenterosi (penso alle fasce A e B). Ma – ha continuato Musumeci – ci vorranno dei tempi non compatibili con l’estrema urgenza che abbiamo di redigere progetti, stilare graduatorie dei bandi, esaminare istanze. E impegnare cosi le centinaia di milioni di fondi pronti per essere spesi». Il governatore prende atto che, così com’è, la macchina amministrativa regionale non funziona. Ma il blocco delle assunzioni spinge a cercare altre soluzioni per rivitalizzare gli uffici.
Al momento il coinvolgimento dei laureati è qualcosa più di un’idea, ma non c’è ancora un protocollo preciso. Stando a chi ha partecipato all’incontro di ieri, il piano prevede di usare, nell’arco di tre anni, circa 200 giovani con laurea magistrale, che dovrebbero essere pagati dalla Regione attraverso i fondi europei. Ancora da definire a quanto ammontano le risorse economiche stanziate. «È prevista – fanno sapere dall’assessorato alla Formazione – una parte teorica (circa 120 ore) da svolgere presso le Università e una parte pratica, lo stage, della durata di oltre mille ore nell’arco di 12 mesi, da svolgere presso i dipartimenti dell’amministrazione regionale».
Nei prossimi giorni nascerà un tavolo tecnico formato da rappresentanti dei quattro atenei e dell’assessorato per definire i criteri di selezione dei profili. «Le prime ipotesi di lavoro – spiega Lagalla – fanno riferimento a una selezione per titoli, nella quale avranno particolare considerazione il voto di laurea, l’eventuale Dottorato di ricerca, i percorsi specialistici di apprendimento e il livello di conoscenza della lingua inglese. L’iniziativa potrebbe essere avviata già entro il primo trimestre del 2019 ed essere poi ripetuta per più di un anno, coprendo così un arco temporale di due o tre anni».
Secondo il rettore dell’università di Palermo, Fabrizio Micari, si tratta di un’opportunità interessante per i suoi studenti. «Che alla Regione ci sia bisogno di rinnovamento è chiaro – spiega – spesso succede che i soldi ci sono ma rimangono non spesi per mancanza di capacità progettuale. I nostri giovani sono bravi, hanno competenze fresche che potrebbero spendere in vari dipartimenti. Servirà certamente un breve periodo di formazione sul funzionamento dell’amministrazione regionale». Di tutt’altro avviso i sindacati della Funzione pubblica che vedono in questo progetto «un altro bacino di precariato all’interno della Regione Siciliana ancorché mascherato come tirocinio formativo». Secondo Clara Crocè della Cgil, «Musumeci farebbe bene a convocare le sigle sindacali e parlare seriamente di come stabilizzare i seicento precari già esistenti e come arrivare a nuove assunzioni di cui la Regione ha bisogno».
Certamente chi svolgerà il tirocinio alla Regione arricchirà il proprio curriculum di un’esperienza che, in caso di un futuro concorso, potrà avere un peso non indifferente. «Per adesso – commenta il rettore Micari – parliamo solo di un tirocinio annuale, tutti gli altri discorsi mi sembrano prematuri. I nostri laureati spesso vanno fuori e lavorano subito, fare un’esperienza alla Regione mi sembra un’ottima opportunità».