Mentre a sala d'ercole i lavori vanno avanti in un clima surreale, la regione appioppa nuovi oneri agli enti locali ormai al collasso, ci ha pensato l'assessore lucia borsellino nel silenzio generale
L’Ars cincischia e i Comuni siciliani pagheranno i costi dei disabili e i costi dei bambini stranieri arrivati con gli sbarchi. Ma con quali soldi?
MENTRE A SALA D’ERCOLE I LAVORI VANNO AVANTI IN UN CLIMA SURREALE, LA REGIONE APPIOPPA NUOVI ONERI AGLI ENTI LOCALI ORMAI AL COLLASSO, CI HA PENSATO L’ASSESSORE LUCIA BORSELLINO NEL SILENZIO GENERALE
In un clima di grande confusione la legge di variazioni di bilancio in discussione all’Ars dovrebbe entrare, oggi, nel vivo. Il condizionale è d’obbligo, perché l’arrivo di Renzi a Palermo, previsto sempre per oggi, potrebbe far saltare i lavori di Sala d’Ercole. Oggi, in ogni caso, si dovrebbe cominciare a capire quanti emendamenti sono stati presentati.
Il Governo regionale di Rosario Crocetta è in grandissima difficoltà. Tanto che, in suo aiuto, è arrivata anche una bizzarra ordinanza della Corte Costituzionale che potrebbe condizionare l’Ufficio del Commissario dello Stato. E magari anche la Corte dei Conti per la Sicilia, chiamata, nei prossimi giorni, a ‘parificare’ un Bilancio regionale 2013 ‘imparificabile’…
Il Governo, dicevamo, ormai è alla frutta. Crocetta, che forse (ma non è detto), conosce il dieci per cento delle cose che succedono in un’Amministrazione della quale, in teoria, dovrebbe essere il ‘Capo’, è in affanno. Anche perché, a metterlo in difficoltà, ci pensano i suoi collaboratori e alcuni dei suoi assessori.
Farsesco quello che succede con i ‘risparmi’. Il governatore vuole introdurre il ‘tetto’ dei 200 mila euro all’anno per i dirigenti dell’Ars. Qualcuno – supponiamo un ‘giurista’ – avrebbe voluto farlo con una legge, mettendosi sotto i piedi l’articolo 4 dello Statuto. Tesi sponsorizzata dal solito Antonello Cracolici, il parlamentare del PD che, dopo aver mancato la presidenza dell’Ars, l’assessorato regionale e la candidatura alle elezioni europee, ne spara ormai una al giorno pur di rimanere a galla.
Ma il punto non è tanto e soltanto in una legge che non si può fare, ma il fatto che mentre il governatore Crocetta vuole imporre ‘risparmi all’Ars, i suoi collaboratori vorrebbero spartire quasi 2 milioni di euro agli ‘amici’ dei gabinetti di presidenza della Regione e assessorati…
In tutto questo, come già accennato, Crocetta e l’assessore all’Economia, Maurizio Agnello, hanno capito che il terzo mutuo da 100 milioni di euro per la spesa corrente dei Comuni e dei forestali non si può fare. E l’hanno ritirato. Per evitare una rovinosa impugnativa da parte del Commissario dello Stato (l’ordinanza della Corte Costituzionale che, dopo sessant’anni, ‘filosofeggia’ sull’illegittimità dell’Ufficio del Commissario dello Stato non ha sortito gli effetti sperati…).
Mai, come in queste ore, il presidente della Regione si sta accorgendo che gli affari dei personaggi che orbitano attorno al suo Governo – affari che vanno a gonfie vele, dai rifiuti all’acqua, dalle ‘operazioni’ sui migranti gestiti con il Ministro Angelino Alfano e le ‘imprese’ (private) all’ambiente e all’energia – non coincidono con l’interesse pubblico. In questo caso, con l’interesse dei siciliani.
Incredibile quello che sta succedendo con gli enti formativi. Due giorni fa Crocetta li voleva sbaraccare tutti. Ieri ha cambiato opinione e gli ha chiesto di riprendersi i lavoratori degli ex Sportelli multifunzionali. Nessuno, ovviamente, si chiede chi, attualmente, svolge il lavoro che veniva svolto dagli Sportelli multifunzionali che il Governo ha sbaraccato. Come se la Sicilia non avesse bisogno di politiche per il lavoro! L’improvvisazione e il pressappochismo di questo male affastellato esecutivo supera, di gran lunga, il ‘nullismo’ amministrativo del precedente Governo Lombardo.
In questo scenario l’Ars discute una manovra di variazioni di Bilancio che, con rispetto parlando, sembra non avere né capo, né coda. A Renzi, che, come ricordato, oggi è a Palermo bisognerebbe chiedere conto e ragione del miliardo e 50 milioni di euro che ha scippato alla Regione per il Fical Compact. E della sceneggiata degli 80 euro al mese che costerà alla nostra Regione 200 milioni di euro che il Governo Crocetta non sa dove trovare.
Ancora: a Renzi bisognerebbe chiedere che fine hanno fatto i soldi che lo Stato deve alla Regione dal 2010 sui conti della sanità. In tre anni – dal 2006 al 2009 – la quota di compartecipazione delle spese sanitarie della Regione è passata da 42 a quasi il 50 per cento. In cambio la Regione dovrebbe avere una quota delle accise sui carburanti. Previo passaggio dalla Conferenza Stato-Regione. Che, però, da quattro anni blocca tutto. Una beffa!
A Renzi bisognerebbe chiedere che fine hanno fatto i soldi della perequazione infrastrutturale e fiscale previsti dalla legge sul federalismo fiscale che, per ora, ha solo massacrato i Comuni siciliani. Altra vicenda ‘bloccata’ in Conferenza Stato-Regione.
Ci vorrebbe un Governo regionale con le ‘palle’ per far valere i diritti della Regione siciliana. Invece, dalla Sicilia – oltre a un governatore che ricorda “Il generale nel suo labirinto” di Màrquez quando rievoca le sue sconfitte – registriamo solo tre parlamentari regionali, ovviamente governativi, ‘inginocchiati’, che chiedono a Roma il 25 per cento dei fondi dell’articolo 37 calcolato non si capisce bene da chi…
Siamo, insomma, alla sceneggiata napoletana.
In tutto questo il bello deve ancora arrivare. Dove il bello è rappresentato dalla bomba che nei prossimi mesi scoppierà nei Comuni siciliani.
Riassumiamo. Facendoci aiutare dal nostro amico Paolo Amenta, vice presidente dell’ANCI siciliana. Governo regionale e Ars hanno abolito il Fondo per le autonomie locali, che ammontava a circa 900 milioni di euro all’anno. Al suo posto c’è una trattenuta Irpef dell’8 per cento. Un gettito calcolato su un’economia – quella siciliana – che muore giorno dopo giorno… Un gettito destinato, nella migliore delle ipotesi, a coprire solo una parte, a nostro avviso esigua, del Fondo per le autonomie locali.
‘Geniale’, poi, la soluzione trovata dal Governo regionale per i circa 24 mila precari dei Comuni. Semplificando, precisiamo che una parte del costo di questi precari era a carico della Regione (per inciso, la parte maggiore del costo), e una parte era a carico dei Comuni.
Che ha fatto il Governo regionale? Ha introdotto il concetto di ‘Copertura degli squilibri finanziari dei Comuni’.
I Comuni siciliani mezzi falliti o falliti dovranno chiedere i soldi alla Regione: soldi che arriveranno non si capisce quando. Morale: i precari resteranno sospesi.
I Comuni siciliani non ancora falliti non avranno diritto a chiedere la ‘Copertura degli squilibri finanziari’. Così, se imbarcheranno i precari falliranno lo stesso…
Non è finita. Ieri ci ha chiamato un amministratore di un Comune siciliano. Ci ha detto che la Asp gli ha presentato il conto per il pagamento dei disabili. Lo stesso ci ha messo a contatto con un altro amministratore comunale. Quest’ultimo ci ha detto che, dal suo Comune, vogliono i soldi per i minori extra comunitari.
Noi siamo caduti dalle nuvole. E abbiamo chiesto spiegazioni a Paolo Amenta.
Il quale ci ha spiegato che l’assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino, ha firmato due decreti. Con il primo ha ‘girato’ ai Comuni la gestione dei disabili. Con il secondo ha ‘girato’, sempre ai Comuni siciliani, la gestione dei disabili psichici.
E’ successo che Roma il Governo ‘di Sinistra’ di Renzi (quello che oggi è a Palermo) ha effettuato tagli del 63 per cento i fondi per le politiche sociali (legge nazionale n. 328). E ha detto alla Regione siciliana: “Paga tu”.
A questo punto, l’assessore Lucia Borsellino, con ‘grande senso di responsabilità’ – supponiamo consultandosi con il ‘genio’ dell’assessorato alla Salute, il dirigente generale maximo, dottore Sammartano, e supponiamo senza avvertire il governatore Crocetta, che, a quanto ci raccontano, di questa storia non sa nulla – ha detto ai Comuni: “Pagate voi”.
Morale: i Comuni siciliani, già mezzi falliti, dovrebbero pagare, a partire da quest’anno, cioè da ora, 50 milioni di euro per l’assistenza ai disabili!
“Sono pazzi”, ci diceva ieri un amministratore comunale. “La Asp ci ha già mandato il conto. Ci dicono che ci dobbiamo sbrigare, perché i disabili non possono aspettare. Noi qui non abbiamo contrattualizzato i precari, non riusciamo a pagare il personale del Comune, e dovremmo pagare pure i disabili? Gliel’ho detto: siete pazzi”.
Abbiamo chiesto ‘lumi’ ad Amenta che ci ha confermato la ‘diagnosi’: “Sono pazzi”. Non i malati psichici, ovviamente. Ma i governanti della Regione.
Fine della storia? Ma quando mai! Sapete qual è la nuova sorpresa per i Comuni siciliani? Si chiamano “Ricoveri per minori stranieri non accompagnati”. Sono i bambini che arrivano con gli sbarchi in questi giorni. Da qualche parte bisogna ospitarli. Correttissimo.
In Sicilia si contano già circa 300 di questi centri. Sorti come funghi. A ‘umma ‘umma. Di questi, ci dice Amenta, 250 sono privati. Costo: 74 euro al giorno per bambino, compreso lo ‘sgobbo’ per i gestori che, lo ricordiamo, in massima parte sono privati. Un nuovo business oltre ai centri di accoglienza e ai centri per richiedenti asilo…
Chi paga? Lo Stato ci mette 20 euro a bambino a rendiconto (ciò significa che qualcuno dovrà anticiparli). Mentre 54 euro sono a carico indovinate di chi? Semplice: dei Comuni siciliani! Sempre di quei Comuni siciliani, quasi tutti falliti? Sì, sempre loro!
E l’Unione europea? Si fa le ‘seghe’ con il Fiscal Compact della Germania! “Diteci cosa volete!”, dicono a Bruxelles. Perché non pagano i 74 euro a bambino che ci sono nei circa 300 centri della Sicilia? E perché fare gestire questo servizio dai privati e non dal pubblico? Possibile che si debba speculare anche su questo? Crocetta, Alfano e la dottoressa Borsellino non sanno nulla di quest’altra oscenità?
Ovviamente, i Comuni non hanno i soldi. Per ora si va avanti con le anticipazioni bancarie. Anche perché i bambini non possono essere abbandonati.
Alla fine pagheranno i cittadini siciliani. Con nuove tasse comunali. Ma questo non lo dice nessuno. Anzi, lo dice il nostro amico Paolo Amenta.