Lampedusa, pediatri calabresi per i bambini migranti Progetto finanziato da Sanità, associazioni e studenti

Da Catanzaro a Lampedusa, per aiutare i bambini migranti. Inizia oggi il progetto Pediatri in movimento – promosso dall’Azienda ospedaliera “Pugliese Ciaccio”, Acsa&Ste Onlus e fondazione Pediatria e famiglia, con il supporto della Federazione nazionale dei pediatri – con l’obiettivo di portare assistenza medica ai più piccoli tra coloro che si mettono in mare, nella speranza di arrivare in Europa.

Stamattina, è partita la prima equipe di quattro persone – tre medici e un’infermiera – che, dopo aver raggiunto l’isola siciliana, si metterà a disposizione delle persone ospitate nei centri d’accoglienza. A guidare la spedizione è Giuseppe Raiola, direttore di Pediatria all’ospedale regionale calabro: «Di settimana in settimana ci daremo il cambio con altri medici che ci sostituiranno, garantendo una continuità nel servizio». A Lampedusa collaboreranno con Giuseppe Gullotta, il presidente della Federazione nazionale dei pediatri. «Lui si trova già sull’isola, dopo aver operato in Grecia – continua Raiola -. Abbiamo dato totale disponibilità per gli interventi che ci sarà da fare. Usufruiremo anche di un’infermiera di madrelingua tunisina».

Anche se è ancora presto per capire quali saranno le esigenze principali dei piccoli pazienti, qualcosa si può già preventivare: «I problemi dei bambini migranti possono essere molteplici – spiega il pediatra -. Si va dai frequenti casi di disidratazione alla presenza di malattie infettive che vanno curate con prontezza». Gli interventi verranno fatti in sinergia con il Comune di Lampedusa: «Abbiamo il loro patrocinio e siamo già in contatto con la sindaca Giusy Nicolini e l’assessore alla Sanità Eugenio Carraffa», conferma Raiola.

A finanziare il progetto sarà in parte il settore pubblico, con un sostegno da parte del servizio sanitario regionale, e in parte i privati, con associazioni e studenti universitari in testa. Difficile, invece, stabilire la durata degli aiuti. «La speranza è di riuscire a stare quanto più tempo possibile, ma sono valutazioni che potremo fare tra qualche tempo, per adesso – conclude il pediatra – l’importante è mettersi al lavoro al più presto». 


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