Pestato perché con la sua musica, diffusa attraverso un impianto artigianale montato sulla bicicletta, era diventato una sorta di simbolo della lotta per la pedonalizzazione del lungomare di Catania. Era il 12 ottobre del 2015 quando Raffaele Lo Savio venne massacrato di botte nei pressi di piazza Nettuno. Protagonisti due paninari della vicina via del Rotolo, all’epoca contrari – così come tanti commercianti – al progetto del Comune di Catania di fermare la circolazione delle automobili una volta al mese. Lo Savio venne accerchiato, insultato e picchiato durante una manifestazione di protesta. La bici distrutta e l’impianto gettato sugli scogli. Per difendere il giovane – nella quasi indifferenza generale – un vigile urbano fu costretto a fermare un autobus che transitava, facendo salire il ciclista. Adesso, dopo otto anni, c’è una sentenza che ha condannato in primo grado a tre mesi due commercianti. Lo Savio ha dato l’annuncio su Facebook e il post è stato rilanciato dalla pagina Lungomare liberato. «Mi è dispiaciuto, ai tempi, che la cosa venne associata alla categoria dei cosiddetti paninari – racconta Lo Savio a MeridioNews – si tratta di un lavoro e ha la dignità di tutti gli altri. Non è giusto etichettare. Sono stato sentito in tribunale qualche anno fa ed è passato veramente tanto tempo. Sono stati ascoltati anche diversi testimoni, tante udienze e molti rinvii. Otto lunghi anni».
Come spesso accade, dopo il clamore dell’evento il caso di Lo Savio è stato dimenticato da politici e istituzioni. All’epoca l’ormai ex sindaco Enzo Bianco si era detto pronto, insieme alla giunta, ad avviare una raccolta fondi per ricomprare la bici andata distrutta. «Nel processo nessuno si è costituito parte civile – spiega – Io, comunque, non avevo nessuna intenzione di intascare il denaro dell’eventuale raccolta fondi e avrei voluto donare il tutto a un’associazione di volontariato. Pensavo anche di organizzare una manifestazione. Gli unici ad aiutarmi sono stati i ragazzi di Lungomare liberato che hanno fatto una colletta per comprare un nuovo impianto. La bici, invece, mi è stata regalata da un negoziante che aveva un’attività al Borghetto europa. Per mesi tante persone mi hanno anche insultato dicendomi addirittura che volevo arricchirmi».
Già da qualche anno, Lo Savio ha messo da parte l’impianto musicale montato sulla sua bicicletta, mentre il lungomare liberato è diventata una manifestazione apprezzata da commercianti e cittadini. «Per me girare con quella cassa era un gioco. La gente mi vedeva, ballava e ci divertivamo. Adesso mi occupo di informatica e ho un figlio. Dopo quell’accaduto per un anno ho continuato a girare in bici, fino al 2015 circa. Poi tra lavoro e altro ho avuto sempre meno tempo. Voglio precisare però che non è stata l’aggressione subita a fermarmi».
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