La giornalista Laura Silvia Battaglia, grazie alla matita della fumettista Paola Cannatella, è diventata la protagonista di un volume, in uscita il 4 maggio, che racconta uno degli avvenimenti più importanti del Paese. «Lo Yemen è diventato la mia seconda casa e ho conosciuto mio marito», racconta la professionista
La sposa yemenita, graphic novel di due catanesi «Il rito in Medio Oriente, tra foto vietate e lustrini»
Raccontare la vita quotidiana di uomini e donne dello Yemen in un reportage a fumetti. Un’idea nata nel 2014 che il prossimo 4 maggio diventa realtà grazie a La sposa yemenita, pubblicato dalla casa editrice BeccoGiallo e realizzato da due professioniste catanesi: la giornalista Laura Silvia Battaglia e la fumettista Paola Cannatella. Entrambe trapiantate ormai da anni fuori dai confini dell’Isola, hanno unito le loro competenze dopo essersi conosciute nel 2010. Quando Cannatella stava lavorando a una graphic novel sulla giornalista del Corriere della Sera Maria Grazia Cutuli, nata a Catania e assassinata in Afghanistan nel 2001.
Ma perché incentrare una pubblicazione per immagini proprio sullo Stato medio orientale al confine con l’Arabia Saudita? «Nel 2013 mi sono trasferita in questo Paese dopo avere lasciato un contratto da giornalista professionista – racconta Battaglia a MeridioNews -. L’obiettivo è stato quello di studiare l’arabo e piano piano lo Yemen è diventata la mia seconda casa. Qui ho conosciuto anche colui che poi è diventato mio marito». La giornalista etnea, che vive stabilmente tra Milano e Sana’a, capitale dello Yemen, si è così ritrovata come protagonista, grazie alla matita e alla sceneggiatura della fumettista, dell’opera in uscita a maggio.
La storia che viene raccontata è quella del rito nuziale in Yemen. Dove lo sposo e la sposa festeggiano l’avvenimento per tre giorni ma separati tra loro. Battaglia è tra le invitate della sposa e dopo le celebrazioni riceve in dono una rosa rossa, profezia che indica che sarà proprio lei la prossima a convolare a nozze. Due anni dopo la previsione si avvera e arriva il matrimonio con un giovane yemenita. «Tra le particolarità, oltre alla separazione degli invitati, c’è il divieto di fare fotografie per il timore che possano finire sui social network. Prima dell’ingresso nei locali dei ricevimenti vengono fatti dei veri e propri controlli nelle borse per evitare qualsiasi dispositivo elettronico, compresi gli smartphone. Per gli scatti gli unici autorizzati sono i fotografi di alcune agenzie riconosciute che poi forniscono un cd-rom alla sposa. Sarà lei a decidere a chi mostrare i ricordi».
Proprio la donna in Yemen ha un ruolo centrale nella celebrazione del matrimonio. «Le spose affrontano una vera e propria preparazione fisica in vista delle nozze e arrivano ad avere anche sei vestiti. Poi durante i festeggiamenti si divertono moltissimo con le invitate che sono molto truccate, quasi perfette, sui loro tacchi alti tra paillettes e lustrini». I matrimoni, un po’ come avveniva in passato anche nei Paesi occidentali, hanno diverse sfaccettature: «C’è anche un funzione politica perché dietro quello scambio di promesse ci sono alleanze tra famiglie e tribù che si rafforzano». C’è poi l’aspetto delle clausole e del versante economico. «Viene fatto un vero e proprio contratto, con la famiglia che fissa il valore delle sposa». Nel volume, 144 pagine a colori, si vuole andare oltre al racconto di chi si sposta in Medio Oriente e cerca di raccontarlo sotto l’ala sicura delle ambasciate straniere. Battaglia vive in mezzo agli yemeniti, entra personalmente in contatto con loro, parla arabo e indossa il niqab, l’indumento femminile che nella tradizione del posto copre per intero il corpo lasciando scoperti soltanto gli occhi.