La Regione riapre il museo di Storia patria «Serve certezza sui fondi, la cultura costa»

«Dobbiamo aprire autostrade ai contributi dei privati». Un’affermazione, quella dell’assessore regionale ai Beni culturali Carlo Vermiglio, vera per tutti i siti d’interesse storico-artistico siciliani, considerata la cronica carenza di stanziamenti pubblici. E vera a maggior ragione per un’istituzione come la Società siciliana per la Storia patria di Palermo, che stamattina riapre i battenti dopo poco più di tre anni di chiusura – da gennaio 2013 – legata proprio alla mancanza di denaro

Anzitutto sono stati fatti tagli dolorosi, come il licenziamento dei quattro dipendenti che pesavano non poco sul bilancio dell’ente che racchiude anche il museo del Risorgimento Vittorio Emanuele Orlando (reinaugurato nel 2011 dall’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano) e l’archivio storico, aperto nel 1873 e che ospita centomila volumi, la terza biblioteca più importante della regione. Come spiega Salvatore Savoia, segretario generale della Storia patria, «abbiamo chiesto un contributo straordinario di 500 euro ai nostri circa 200 soci. Abbiamo raccolto 30mila euro con i quali abbiamo messo a norma l’impianto antincendio e fatto la manutenzione. Inoltre dovremmo poter contare sul contributo annuale da 50mila euro della fondazione Sicilia, che in questi anni a porte chiuse era stato congelato».

Ma la svolta è arrivata nel 2015, quando un emendamento alla Finanziaria regionale ha consentito all’assessorato regionale ai Beni culturali di destinare risorse umane aggiuntive alle istituzioni culturali. «È stato – ammette Puglisi – uno spiraglio di luce, che ha portato alla convenzione che lo scorso dicembre ci ha concesso dieci unità di personale con le quali siamo riusciti a riaprire il portone di piazza San Domenico». Si tratta di otto lavoratori Asu (altri due sono in fase di designazione), pagati dall’Inps, che da qualche giorno effettuano un part-time di 20 ore a settimana presso la Società di Storia patria, garantendo la pulizia dei locali e la possibilità di poter aprire al pubblico quattro giorni a settimana, con un biglietto il cui importo sarà deciso dal cda (probabile la conferma delle vecchie tariffe: quattro euro per il singolo, dieci per le comitive scolastiche). Contestualmente è stato riassunto uno dei quattro ex dipendenti per occuparsi della biblioteca, che – seppur a basso regime – ha continuato a lavorare grazie alla buona volontà del personale rimasto.

«La riapertura – sottolinea Puglisi – era dovuta, ma i fondi raccolti nel periodo di inattività basteranno solo per un certo tempo. Ora non si spengano i riflettori né delle istituzioni, né dei soci. La cultura costa». In attesa di reperire nuovi finanziamenti si studiano intanto le prossime mosse, come la presentazione a metà marzo di un libro dedicato all’etnologo Giuseppe Pitrè, nel centenario della morte, e un convegno – qualche giorno dopo – dell’Aspen Institute Italia sul Mediterraneo. Inoltre si vuole puntare a farsi conoscere dai giovani, magari partendo dal restyling della presenza online dell’ente, attualmente non in linea con gli standard moderni.

«Clima, posizione geografica e patrimonio culturale – osserva Vermiglio – sono le basi di un progetto strategico per creare nuovo sviluppo. Intanto, visto che negli ultimi cinque anni le risorse a nostra disposizione sono state tagliate da 120 milioni a 20, puntiamo sulle sponsorizzazioni private. Quelle sotto i 40mila euro possono essere sottoscritte con affidamento diretto, e una da 12mila per l’illuminazione del Tempio di Selinunte è stata già chiusa con una famosa azienda vinicola. I finanziamenti privati sopra la soglia sono stipulabili attraverso un avviso ad evidenza pubblica il cui regolamento è consultabile da due mesi sul sito internet dell’assessorato, e il 28 febbraio scadrà il termine per la presentazione da parte dei responsabili dei siti culturali dell’elenco degli interventi da sponsorizzare».


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