L'imbarcazione era stata sequestrata lo scorso 10 maggio ed è stata ferma per tre mesi nel porto di Licata. «Intanto 150 persone sono morte e questo ci ha fatto male», dice a MeridioNews la portavoce dell'associazione
La procura restituisce la nave Mare Jonio alla ong «Clima ostile ma torniamo in mare a salvare vite»
«La procura della Repubblica presso il tribunale di Agrigento ha disposto il dissequestro della nave Mare Jonio di Mediterranea. Ci stiamo già preparando a ritornare al più presto in mare. Là dove c’è bisogno di noi». L’annuncio del dissequestro arriva dai canali social dell’associazione Mediterranea Saving Humans. L’imbarcazione era stata sequestrata lo scorso 10 maggio, appena attraccata al porto di Lampedusa, dalla guardia di finanza con l’accusa per l’equipaggio di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il giorno prima aveva salvato 30 persone a 40 miglia dalla Libia. Un sequestro preventivo poi convertito in sequestro probatorio dal procura agrigentina «che, adesso, acquisite tutte le prove necessarie – spiega a MeridioNews la portavoce di Mediterranea Saving Humans Alessandra Sciurba – ha disposto di avere esaurito il bisogno di tenere sequestrata la nave per raccogliere elementi e ce l’ha riconsegnata».
«Torneremo in mare nel giro di pochissimo – conferma Sciurba – giusto il tempo di riorganizzare la missione. Anche perché – aggiunge – qualche giorno fa sono morte 150 persone in mare mentre la nostra nave era bloccata e questo ci ha fatto male. Siamo impazienti di ritornare alle nostre attività, anche se siamo consapevoli di un clima difficile dovuto al decreto sicurezza bis». Per quasi tre mesi l’imbarcazione è stata ferma al porto di Licata. «Nel periodo in cui a noi è stato impedito di operare – conclude Sciurba – siamo grati alle navi della società civile e ai pescherecci come l’Accursio Giarratano di Sciacca che hanno fatto un lavoro meraviglioso».
Già a marzo scorso la nave era stata sequestrata e poi dissequestrata. Per quello sbarco il capomissione Luca Casarini e il comandante Pietro Marrone sono indagati con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per il salvataggio, a 46 miglia dalla costa libica, di 49 migranti e il successivo approdo al molo di Lampedusa.