La Playa e il caso del mancato sbarramento dei canali reflui «Non possiamo permettere ai bagnanti di entrare in acqua»

Un incontro in prefettura con gli enti interessati e l’amministrazione comunale. Obiettivo cercare di risolvere il problema dei reflui che sversano in mare. Questo è quello che ha deciso il sindaco Salvo Pogliese per cercare di dirimere la questione delle acque sporche del litorale catanese. Una problema vecchio, articolato e delicato, che ha messo in allarme gli amanti del mare e i privati che offrono i servizi ai bagnanti. A chiedere spiegazioni sono state anche alcune associazioni ambientaliste, che ieri pomeriggio hanno organizzato un incontro al Lido Polifemo per parlare dell’inquinamento della Playa. Gli attivisti, dopo essersi confrontati, hanno deciso di attendere cosa verrà fuori dall’incontro istituzionale deciso dal primo cittadino.

E se da un lato la giunta Pogliese nei mesi scorsi si era detta impegnata nella progettazione del nuovo depuratore di Pantano D’Arci, dall’altro lato la questione delle acque inquinate tiene banco. A fine aprile i gestori degli stabilimenti erano pronti a ripartire. Così come risuonavano le parole dell’amministrazione, entusiasta nel potere indire un nuovo bando di gestione per la riapertura delle spiagge libere. Poco più di un mese fa veniva affidata la gara per le tre spiagge libere di viale Kennedy ai giovani Sara e Giuseppe Alì. I due figli di Giovanni Alì, noto nel mondo calcistico per essere stato il patron di Siracusa.

Al momento, però, quelle che appaiono alla vista dei bagnanti che vogliono usufruire della costa etnea sono delle spiagge non pulitissime, tra le alghe e i segni lasciati da qualche incivile. Ora devono fare i conti con i canali di scarico che, a differenza degli altri anni, non sono stati sbarrati. Così si assiste all’acqua che si mescolerebbe ai flussi del canali reflui della zona industriale. Ad alzare il grido d’allarme erano stati i gestori degli stabilimenti balneari. Luca Maimone, presidente di assobalneari Sicilia, insieme a tutta la categoria che opera sulle spiagge catanesi, ha fermamente espresso la volontà di non aprire ai bagni finché non iniziano i lavori per evitare lo sversamento dei reflui industriali e civili a mare.

«Ogni anno, in prossimità dell’apertura della stagione balneare il Comune di Catania con gli enti interessati riuscivano a fare un minimo di sbarramento di questi corsi – afferma Maimone a MeridioNews – Quest’anno non è stato così. Ogni anno si parla di destagionalizzazione, ma di fatto non possiamo permettere ai bagnanti di fare il bagno. Da ottobre a marzo c’è un decreto che vieta la balneazione su tutta la costa di Catania, proprio per via di questi scarichi. Il punto è che non cambia mai nulla: faccio parte di una famiglia storica che gestisce gli stabilimenti balneari e c’è stato sempre questo problema».

Intanto le spiagge libere momentaneamente fruibili sono la numero due Vulcano e, dallo scorso 2 giugno, la spiaggia Stromboli, la numero tre. L’apertura di quest’ultima era prevista per il 13 giugno, ma il Comune ha voluto anticipare i tempi. «In Sicilia ci sono tanti corsi d’acqua che sversano a mare – continua Maimone – Ma quanto sta succedendo ci fa pensare che non siamo davanti ad acque meteoriche. L’Arpa sta effettuato delle verifiche alle acque, nell’attesa non ci rimane che capire cosa venga sversato in mare, ma non possiamo mettere a rischio la salute dei bagnanti. Come categoria, adesso, vogliamo sapere di chi sia la responsabilità e perché non ha fatto ciò che doveva: mi interessa che qualcuno faccia il proprio lavoro. Dopodiché è inutile che si facciano le campagne pubblicitarie per il turismo in Sicilia, dovremmo non prenderci in giro».

I divieti di balneazione imposti dall’amministrazione, al momento, riguardano gli specchi d’acqua limitrofi ai porti, le acque nei pressi di via dei Villini a Mare, piazza Europa, alla stazione centrale e lo sbocco a mare del torrente Acquicella. «Si è detto di tutto e di più: molti addirittura dicono che la Playa è chiusa, ma ovviamente non è così. Bisogna aspettare che si svolga il tavolo tecnico», spiega l’assessore Michele Cristaldi alla nostra testata. «Il problema è complesso e si trascina da decenni. Stiamo cercando di sollecitare tutti gli attori in modo tale da prendere provvedimenti opportuni – conclude – Vedremo come si evolverà la situazione e le conseguenti soluzioni da prendere. Dal tavolo che si farà, sarà possibile approfondire il problema. Dico a tutti di aspettare questo incontro prima di dare notizie imprecise». 


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