La rottura è stata annunciata qualche giorno fa con un comunicato stampa dai toni perentori e chiari. Stamattina la presa datto del divorzio tra udc e governo lombardo era nellaria. Ora è stato ufficializzato dal coordinamento regionale del partito riunito a messina. Resta da capire di che tipo di rottura si tratta: se definitiva (improbabile) o momentanea (probabile).
La partita a scacchi dell’Udc
La rottura è stata annunciata qualche giorno fa con un comunicato stampa dai toni perentori e chiari. Stamattina la presa datto del divorzio tra Udc e governo Lombardo era nellaria. Ora è stato ufficializzato dal coordinamento regionale del partito riunito a Messina. Resta da capire di che tipo di rottura si tratta: se definitiva (improbabile) o momentanea (probabile).
Per ora lUdc siciliana, con in testa il suo leader incontrastato, Giampiero DAlia, mostra i muscoli. Tanto che lassessore regionale alla Famiglia,Andrea Piraino, designato, per lappunto dallUdc, si è dimesso. Ma i giochi sono tuttaltro che chiusi.
DAlia ha messo le mani avanti e, tanto per gradire, ha gettato un po di sale nelle ferite del Pd siciliano, un partito dilaniato tra chi vuole restare nel governo Lombardo (una maggioranza parlamentare non più ampia come un anno fa) e chi non ne vuole sapere di continuare ad appoggiare lattuale esecutivo (una robusta minoranza parlamentare appoggiata dal 90 per cento e oltre della base del partito).
Con la sua dichiarazione, di certo non casuale, ma studiata a tavolino (il governo regionale – dice DAlia – è debole perché la spaccature interne al Pd paralizzano lazione dellesecutivo), il leader dellUdc siciliana punta, con molta probabilità, a rimescolare le carte non soltanto nel governo Lombardo, ma anche in relazione alle prossime elezioni amministrative.
Non sfugge agli osservatori che lUdc è uno dei soci di maggioranza di quel cartello politico denominato Terzo polo (gli altri tre partiti del cartello sono Futuro e Libertà, lApi di Rutelli e gli autonomisti di Lombardo). Una rottura in questa fase, proprio mentre si discutono alleanze e candidati in vista delle imminenti amministrative, è destinata a mettere scompiglio nel Terzo polo e, in generale, in tutto il centrosinistra.
Cè, è vero, una sofferenza per il modo con il quale il governo Lombardo sta gestendo alcuni settori della vita pubblica (si pensi alla sanità pilotata da Massimo Russo, un assessore che, nelle ultime settimane, è finito più volte nel mirino del capogruppo dellUdc allArs, Giulia Adamo). Ma cè, soprattutto, fastidio, per esempio, per le repentine trasformazioni dello stesso Massimo Russo da assessore tecnico in un assessore politico alla ricerca un po confusionaria e improvvisata di una base elettorale. Un passaggio che Lombardo e Russo hanno di certo consumato senza un accordo con gli alleati e, segnatamente, senza un accordo proprio con lUdc.
E probabile che, di qui a qualche mese, la rottura tra Udc siciliana e governo Lombardo si ricomponga. Non prima, però, di avere provocato effetti politici che DAlia si sta giocando come in una partita a scacchi.
La mossa dellUdc, tanto per cominciare, indebolisce la posizione del Terzo polo a Palermo, dove questo schieramento politico, rifiutato da Rita Borsellino come possibile alleato insieme con il Pd nella corsa a sindaco del capoluogo dellIsola, è alla ricerca di un proprio candidato. Lirrigidimento dellUdc indebolisce anche Lombardo: e lo indebolisce ora e, soprattutto, in prospettiva: perché fuori dal Terzo polo, soprattutto nello scenario politico nazionale, lMpa non ha grandi numeri per contare. E probabile, insomma, che lUdc di DAlia voglia ricontrattare tutto: dalla Regione agli enti locali.
Mossa azzardata o calcolata al millimetro? Un fatto è certo: a differenza dei passaggi, tutto sommato scontati, a cui ci ha abituati Lombardo da tre anni a questa parte (cambio la giunta e se a voi deputati non piace andiamo tutti a casa, approvatemi il bilancio sennò, al solito, andiamo tutti a casa), quella dellUdc di DAlia è una mossa politica. Alla quale il presidente della Regione, questa volta, dovrà rispondere con la politica.