Un’indagine sui meccanismi familiari e sulla psiche umana che rende l’autrice testimone di una delicata questione dei nostri tempi. «Il mostro può essere chiunque, non ci aspettiamo il lupo cattivo delle favole», spiega la giovane scrittrice a MeridioNews
La figlia femmina, romanzo di Anna Dato alla Feltrinelli Infanzia negata e violenza in famiglia per il suo esordio
Rapporti umani complessi, segreti che si nascondono tra le mura domestiche, l’infanzia negata di una bambina. Un esordio forte per il primo romanzo di Anna GIurickovic Dato, catanese trapiantata a Roma, che pomeriggio alle ore 18, sarà alla Feltrinelli di via Etnea – affiancata dall’attrice Marina Cosentino, la giornalista Rosa Maria Di Natale e la scrittrice Mavie Parisi – per presentare al pubblico La figlia femmina (Fazi Editore).
L’autrice, classe 1989, affronta nel romanzo uno dei fenomeni sociali più nascosti, quello della violenza sessuale in famiglia. Un argomento di cui, a detta della scrittrice, non si parla mai abbastanza e che riguarda ogni donna, ogni uomo, ogni tempo e Paese del mondo. «Sono sempre stata appassionata, direi quasi ossessionata, dai meccanismi familiari, dai crimini che avvengono tra le mura di casa, verso le persone che più si dice di amare», racconta a MeridioNews Anna Glurickovic Dato, che esamina i ruoli di vittima e carnefice e le loro ambiguità, restituendo una cruda storia familiare che esplora i lati più oscuri e inconfessabili dell’animo umano.
«Tra il criminale e la vittima c’è un rapporto di amore, affetto, fiducia, dipendenza, soggezione. Mi ha sempre affascinato la psiche di questi criminali, i disturbi nello sviluppo della personalità, i rapporti con le figure parentali, il valore dell’inconscio, il poco amore e il troppo amore come forme di maltrattamento», spiega la scrittrice. Argomenti affrontati in ogni campo, dal cinema alla letteratura, dagli articoli scientifici alla cronaca di ogni giorno, che la ventisettenne ha sentito l’esigenza di mettere nero su bianco non per esperienze personali, ma per «un senso di empatia con il sesso femminile, la necessità di farmi testimone e denunciare, in quanto scrittrice donna del mio tempo, una questione così importante», sottolinea. E testimone lo diventa attraverso il personaggio di Maria, concepito durante la lettura di Lolita di Vladimir Nabokov e Gli indifferenti di Alberto Moravia.
«Il mostro va cercato tra le persone ricche, povere, stolte, istruite, belle, brutte, stupide, intelligenti, buone, cattive – sottolinea Dato – Non è il lupo di Biancaneve o l’orco con un solo occhio sulla fronte, ma un uomo che soffre e fa soffrire, che può nascondersi in ogni casa, che può persino pensare che non sia sbagliato quello che fa agli altri, perché crede di amare e di essere amato». L’intento è quello di aggiungere una pietra nella costruzione di un percorso di conoscenza del fenomeno e suscitare nel lettore due sentimenti: forte attrazione e grande disturbo. «Vorrei che chi legge si vergognasse quando rimane inspiegabilmente affascinato da meccanismi tutt’altro che morali e che potesse così porsi delle domande e capire la complessità che si cela dietro il fenomeno della violenza domestica e della pedofilia, fuori dallo stereotipo e dal tipico binomio vittima-carnefice», conclude Anna Glurickovic Dato.