«Ci si accorse effettivamente della chiusura de L'Ora solo dopo la morte di Giovanni Falcone. Eppure il quotidiano aveva smesso di uscire 15 giorni prima, senza troppi clamori». È il ricordo di Antonio Bellia, regista e sceneggiatore del docu-film
La Corsa de L’Ora, l’anteprima al Rouge et Noir «Venti anni di storia che hanno lasciato il segno»
«Ci si accorse effettivamente della chiusura de L’Ora solo dopo la morte di Giovanni Falcone: mancava il riferimento culturale, non solo giornalistico in senso stretto, che potesse raccontare quella strage e quelle che poi seguirono. Eppure il quotidiano aveva smesso di uscire 15 giorni prima, senza troppi clamori». È il ricordo di Antonio Bellia, regista e sceneggiatore del docu-film La Corsa de L’Ora che ripercorre la storia del piccolo e glorioso quotidiano palermitano e che verrà proiettato in anteprima venerdì 24 febbraio alle 18 e 15 al cinema Rouge et Noir.
Un giornale, L’Ora, che è stato fucina delle migliori penne del giornalismo e della letteratura siciliane e che verrà ricordato da un ricco parterre di ospiti: il presidente del Senato Pietro Grasso, l’assessore al Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana Anthony Emanuele Barbagallo, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il dirigente dell’Ufficio Speciale per il Cinema/Sicilia Film Commission, l’attuale editorialista de La Stampa ed ex biondino (apprendista giornalista … ndr) de L’Ora Marcello Sorgi, il docente universitario e consulente storico del film Giuseppe Marsala, l’attore Pippo Delbono. Quest’ultimo ha interpretato lo storico direttore Vittorio Nisticò, sotto la cui guida – dl 1954 al 1975 – il giornale visse forse la sua stagione più felice. E proprio quell’epoca è al centro della narrazione del regista Antonio Bellia, la cui opera può contare sul supporto di Daniele Ciprì come direttore della fotografia e di Marzia Mete al montaggio, mentre le scenografie sono di Fabrizio Lupo, i costumi di Dora Argento, e il fonico è Danilo Romancino.
«Difficile raccontare oltre 20 anni di storia che hanno lasciato il segno – confessa il regista – è stato difficile dover selezionare. Il film ha avuto bisogno di tre anni di realizzazione, abbiamo intrapreso un percorso complesso ma ce l’abbiamo fatta grazie all’apporto di professionisti straordinari». Il film conta sulla testimonianza di alcuni dei giornalisti protagonisti di quella stagione, formatisi nella redazione di Piazzetta Napoli e oggi firme autorevoli nelle redazioni dei principali quotidiani italiani. Tra loro, Marcello Sorgi, Francesco La Licata, Franco Nicastro, Piero Violante, Antonio Calabrò, Letizia Battaglia e tanti altri. Ma cosa rimane di quell’esperienza, a parte la formazione di alcuni dei migliori giornalisti italiani?
«Moltissimo – sostiene ancora Bellia -. Il giornale ha contributo a cambiare una certa mentalità, coi volti dei mafiosi sbattuti in prima pagina quando in quegli anni si sosteneva che la mafia non esisteva. La società civile che si è ribellata alle stragi nasce anche e soprattutto da L’Ora. Nisticò è stato un grande artefice di un gruppo di intellettuali che, penso a scrittori del calibro di Leonardo Sciascia o Vincenzo Consolo o Danilo Dolci, ha parlato di mafia a livello culturale come non era mai stato fatto. Non si può cancellare un percorso così duro e così denso, alcuni frutti visti a lunghi distanza».