«Abbiamo informato sia la prefettura sia il Comune di Piedimonte Etneo, è una nostra procedura standard». Lo spiega Matteo Ferrari, presidente della sezione sportiva dell'Automobile club d'Italia. Nel frattempo, la procura di Catania ha aperto un'inchiesta con l'ipotesi di lesioni colpose
Incidente a Piedimonte, parla direttore di Aci Sport Ferrari: «Gare amatoriali non hanno nostri requisiti»
«Dieci giorni fa abbiamo informato sia la prefettura che il Comune di Piedimonte Etneo dell’assenza dei requisiti che richiede la nostra Federazione sportiva per quella gara». Nulla di illecito, ma le parole del direttore centrale della sezione sport dell’Automobile club d’Italia, Matteo Ferrari, lanciano nuove ombre sul trofeo ludico e non competitivo Città di Piedimonte Etneo, domenica scorsa finito in tragedia sfiorata. Questo mentre restano gravi ma statiche le condizioni della 41enne e del 15enne travolti dalla Ford turbo guidata dal maltese Ryan Mangion. Un’auto che ha finito per scaricare tutta la sua potenza addosso ai malcapitati – e imprudenti – appassionati che seguivano il passaggio dei veicoli sul ciglio della statale 120 nel tratto tra Fiumefreddo e Piedimonte. La strada scelta per il quinto anno di fila dall’associazione Salerno corse per dare il via ad una cronoscalata «non competitiva», aperta a chi non possiede la licenza automobilistica Aci/Csai e persino alle «vetture anche con particolari di sicurezza scaduti – cinture, sedili, roll-bar, casco – ed anche senza passaporto elettronico», come specificato anche online dagli organizzatori.
È spuntato, poi, a fotografare quanto accaduto domenica, un video che riprende l’esatto momento dell’incidente, subito oggetto di migliaia di condivisioni. Impossibile, per Mangion, fermare la sua Ford che sembra avere davvero l’acceleratore bloccato prima di schiantarsi contro un carroattrezzi parcheggiato davanti a un piazzale e investire almeno dieci persone. Intorno al veicolo, e tra i cartelli di divieto in bella vista, si scorgono infatti decine di spettatori radunati a ridosso del circuito tra cui, presumibilmente, un ufficiale di gara con giubbotto catarifrangente e bandiera. Presenza confermata anche dai testimoni. A questi operatori toccava la verifica delle condizioni di sicurezza anche rispetto alla presenza di pubblico. A loro e anche alle forze dell’ordine presenti sul posto – in questo caso i carabinieri – così come fissato dalla questura nei documenti preparatori della manifestazione a conoscenza degli altri enti coinvolti: la prefettura e il Comune appunto, ma anche l’Anas in quanto gestore della statale.
Farà luce la procura di Catania, indagando con l’ipotesi di lesioni colpose. L’Aci sport intanto ha presentato una denuncia ribadendo che il trofeo di Piedimonte «non aveva alcun riconoscimento». Ogni anno invece il ministero dei Trasporti adotta il calendario delle gare ufficiali, con il marchio cioè dell’Aci che potremmo definire, per il mondo dei motori italiano, come l’equivalente della Figc per il calcio. Per godere del riconoscimento, gli eventi devono poter contare su un parere tecnico-sportivo e, ad esempio, su iscritti con un certificato idoneità sportiva e relativa licenza Aci. A cura di commissari inviati appositamente, inoltre, vengono svolte stringenti verifiche su sicurezza di vetture e percorsi. «Tutto ciò non è richiesto in caso di attività ludiche, e spesso poi chi deve controllare magari si fida di quello che attestano gli organizzatori – dice il direttore Ferrari – ma noi, prima di gare come quella di Piedimonte, segnaliamo sempre la situazione agli enti competenti». E dietro tali carenze, in alcune circostanze, ci sono in realtà gare camuffate: «L’escamotage è quello di dire che la gara è amatoriale, quasi una specie di parata – spiega ancora Ferrari – ma basta fare un giro online per trovare video con tempi cronometrati, mezzi molto performanti che sfrecciano su strade non adatte alle corse, e persino premiazioni».
Che questo sia avvenuto anche a Piedimonte, però, è stato sempre smentito. Era possibile e ragionevole acconsentire alla chiusura della Ss 120 e, soprattutto, chi è responsabile per tutto quanto è andato storto alle falde dell’Etna? Sono le domande cui tentano di rispondere gli inquirenti, mentre il mondo dell’automobilismo amatoriale si chiude in un prudente silenzio. Nessuno parla fra addetti ai lavori e piloti in gara assieme a Mangion, anche se qualcuno si limita a ricordare che «fino a pochi anni fa era più semplice organizzare competizioni amatoriali, poi la Federazione è intervenuta a fare ordine». Questo non aveva di certo fermato l’attivismo della Salerno corse – aderente all’Asi motori (Associazioni sportive italiane motori) di cui lo stesso Nando Salerno è presidente – impegnata in giro per la Sicilia, dalle gare di Racalmuto a Tindari passando per il Catanese. Qui, la scorsa estate, la Forestale era intervenuta a bloccare il Trofeo di Nicolosi, sprovvisto secondo gli agenti delle autorizzazioni necessarie ad utilizzare la strada provinciale di Salto del Cane. Intervento che aveva portato a delle denunce a carico della famiglia Salerno e dei vigili urbani di Nicolosi, che avrebbero dato l’ok ad una gara su una strada in realtà non di competenza comunale.