Inchiesta petrolio, indagati anche Lo Bello e Cozzo Per l’imprenditore ipotesi associazione a delinquere

Il vicepresidente di Confindustria Ivan Lo Bello sarebbe indagato dalla procura di Potenza per associazione a delinquere. Si allarga l’inchiesta che ha visto coinvolto Gianluca Gemelli, compagno dell’ex ministra Federica Guidi. Il coinvolgimento di Lo Bello emerge, stando all’Ansa, dagli atti dell’inchiesta. Secondo gli inquirenti, farebbe parte di un gruppo – composto anche da Gemelli, Nicola Colicchi e Paolo Quinto – che mirava a «ottenere nomine di pubblici amministratori compiacenti o corruttibili». In particolare per quanto riguarda il porto di Augusta, Lo Bello si sarebbe adoperato per assicurarsi il controllo di un pontile. E proprio in relazione a questa vicenda sarebbe indagato anche Alberto Cozzo, commissario dell’autorità portuale di Augusta. In questo caso l’accusa è di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente in relazione alla concessione demaniale del pontile.

Contattato da MeridioNews, il legale di Cozzo, Dario Pastore, afferma che il suo assistito «non ha ricevuto alcun avviso di garanzia né dalla Procura di Potenza, né da quella di Siracusa o da altre Procure. Non ci è stata recapitata alcuna documentazione – continua – se ci fosse, non esiteremmo a presentarci ai magistrati per dimostrare l’assoluta estraneità di concorso in qualsivoglia ipotesi di reato». Anche Lo Bello in una nota spiega: «Ho appreso dalle agenzie di stampa di essere indagato dalla magistratura di Potenza. Ho sempre avuto piena fiducia nell’operato dei magistrati. Chiederò alla procura di Potenza di poter essere sentito quanto prima per chiarire ogni cosa».

L’organizzazione messa in piedi viene definita dai magistrati di Potenza «rudimentale». Tuttavia, scrivono gli inquirenti, «il gruppo di indagati ha mostrato di essere permanentemente impegnato in attività che, seppure connotate da finalità lecite, vengono perseguite attraverso condotte illecite, quali il traffico di influenze illecite e l’abuso d’ufficio». Tra queste proprio l’acquisizione di un pontile del porto siciliano. In un’intercettazione del 16 gennaio 2015, Quinto, capo della segreteria della senatrice del Pd Anna Finocchiaro, direbbe a Gemelli: «Se noi vogliamo fare una cosa intelligente, ti conviene prendere il pontile, così condizioni l’uso di esso». Per questa vicenda sarebbe indagato anche l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi. L’ipotesi dei magistrati è che per ottenere la concessione, gli indagati avrebbero ottenuto il trasferimento di un alto ufficiale della Marina, Roberto Camerini, e avrebbero costituito una società ad hoc, della quale Gemelli sarebbe stato socio occulto.

Per la concessione, ipotizza l’accusa, per il gruppo sarebbe stato determinante mantenere al posto di guida dell’autorità Alberto Cozzo, avvocato catanese, commissario dell’ente. Proprio sulla sua permanenza al vertice dell’Autorità, il deputato Claudio Fava aveva presentato, nell’aprile del 2015, un’interrogazione parlamentare al ministro Graziano Delrio, chiedendo spiegazioni sulle attività portate avanti dal commissario e sulla durata, ritenuta anomala, del suo mandato. Interrogazione di cui, stando agli atti dell’inchiesta, lo stesso Cozzo parla con Gemelli. «Guarda – dice l’imprenditore al telefono, senza sapere di essere intercettato – quelli che utilizzano i cognomi dei martiri per fare carriera, fanno ancora più schifo degli altri… lei, la Borsellino, questa è gente che proprio andrebbe eliminata». Parole che Cozzo, tramite il suo avvocato, ha affermato di non aver mai sentito. 

Nel confermare Cozzo alla guida dell’ente, secondo gli inquirenti, sarebbe risultato determinante l’intervento del vicepresidente di Confindustria, Lo Bello. L’organizzazione, scrive la Procura di Potenza, «faceva leva, soprattutto al fine di ottenere nomine di pubblici amministratori compiacenti o corruttibili, sul contributo di conoscenze ed entrature politico-istituzionali acquisite in anni di militanza politica da Quinto e Colicchi». Sarebbero questi due – il primo capo segreteria di Finocchiaro e il secondo componente dell’esecutivo nazionale della Compagnia delle Opere – a svolgere «il ruolo di cerniera col mondo politico». Quando i due «non riuscivano ad attivare per tempo i propri canali politici», sarebbe intervenuto Gemelli direttamente sull’ex ministra Guidi, che i pm definiscono «inconsapevole strumento di quello che lei stessa non aveva mancato di individuare quale vero e proprio clan».

E proprio tra le nomine di pubblici amministratori «compiacenti o corruttibili», gli inquirenti fanno l’esempio di Cozzo. «Il mio assistito – replica l’avvocato Pastore – ha agito solo per interesse pubblico. Sfido chiunque a dimostrare che ci sia un atto a favore di qualcuno. Anzi, è stato proprio il commissario Cozzo a presentare alla Guardia di finanza il contenuto di un audit interno assai rilevante. Quando è venuto a conoscenza di atti penalmente rilevanti nella gestione dell’autorità ha preso le carte e le ha mandate all’autorità giudiziaria attraverso la Finanza. A chi giova – conclude il legale – gettare fango a un mese dalla nomina del prossimo presidente dell’autorità portuale?».

Tra le contestazioni al gruppo di indagati non ci sarebbero solo le pressioni per il pontile ad Augusta e le nomine degli amministratori, ma anche altri progetti di impianti energetici e permessi di ricerca e i sistemi di difesa e sicurezza del territorio da attuare in Campania.


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