INCHIESTA/ In Italia 3 mila minori spariti nel 2013. In maggioranza sono immigrati. Il dubbio del traffico di organi

CHISSA’ PERCHE’ DI QUESTO TEMA NON PARLA NESSUNO. INTANTO IL NUMERO AUMENTA DI ANNO IN ANNO

Non passa giorno ormai senza che i giornali non riempiano le prime pagine di casi di immigrati clandestini scomparsi in mare nel tentativo di raggiungere le coste della Sicilia e dell’Italia. E le autorità pur di avere la propria foto sulle prime pagine dei giornali si precipitano a Lampedusa e si genuflettono.

In realtà, c’è un altro numero, ben maggiore e anche questo riguardante persone di cui si è persa ogni traccia, ma del quale nessuno parla. E’ il numero dei minori scomparsi.

Solo in Europa sono 630.724 le segnalazioni di minori di cui non si sa più niente. I minori di cui non si hanno più tracce sarebbero oltre novanta mila solo in Gran Bretagna (91.230), circa la metà in Francia e pochi di meno in Germania (e giù a scalare negli altri Paesi europei). E questo solo lo scorso anno.

È il dato fornito dai 29 Centri europei di Missing Children, la rete di associazioni non governative che si occupano di bambini scomparsi o sfruttati sessualmente, e confermato da Telefono Azzurro nel corso della conferenza ‘Quando ogni minuto conta’ ad Atene.

Il problema è ben noto alle autorità. La Commissione europea, con il sostegno del Parlamento europeo, ha recentemente pubblicato i dati di uno studio sulla situazione attuale del problema. Tante belle parole, tanti soldi spesi, ma nessun intervento concreto. E’ stato anche creato un numero verde unico per tutta l’Europa, ma il problema, lungi dall’essere stato risolto, è peggiorato.

E se è vero che un parte rilevante di questi sono minori è in fuga dalla famiglia, tutti gli altri – e questo è il dato più sconcertante – sono minori che vengono portati via contro la loro volontà e, spesso, scompaiono per sempre.

Si va dal rapimento da parte di parenti che non fanno parte del nucleo familiare agli abusi sessuali, dal rapimento per utilizzare i minori nell’accattonaggio fino al traffico di organi. C’è stato anche chi ha detto che esisterebbe un rapporto tra l’aumento dei casi di sparizioni di minori e l’utilizzo di internet e dei social network che consentono di ampliare la rete delle conoscenze al di fuori del Comune di residenza, ma spesso impediscono ai minori di effettuare i dovuti controlli.

Anche in Italia il problema è noto alle autorità (nella “classifica” dello studio dell’UE, il Bel Paese occupa la settima posizione) e da molti anni ormai. Il più delle volte, quando sparisce un minore, se ne parla un giorno, al massimo due. Poi cala uno strano silenzio. A volte, vista l’insistenza dei genitori, la notizia torna tra i titoli del telegiornali, ma non si tratta di notizie “bollenti”, di quelle che fanno audience, e così, dopo un po’, tutto finisce nel dimenticatoio. E nessuno parla più di quel “caso”. E tanto meno del problema.

Già nel 2009, l’allora ministro dell’Interno, Roberto Maroni, basandosi sui dati forniti dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, aveva denunciato la gravità della situazione: “Su 1320 bambini sbarcati a Lampedusa, 400 sono spariti”. E sempre Maroni aveva dichiarato, durante una conferenza dell’Unicef a Roma, che esiste un serio pericolo derivante dal “traffico d’organi di minori”.

In Italia è vietato vendere o comprare organi, ma anche nel Bel Paese ai disperati in attesa di trapianti arrivano offerte da oltre confine.

Il fatto è che, in Italia come in altri Paesi, il numero di “casi” continua ad aumentare a ritmo vertiginoso anno dopo anno:

nel 2009 i bambini dichiarati scomparsi erano 1033;

nel 2012, secondo i dati forniti dalla Sezione Minori della Polizia di Stato nel rapporto della Direzione Centrale della Polizia Criminale, i minori ancora da ritrovare erano diventati 2.649 (dei quali 1.201 residenti nel Nord Italia e 830 nel Sud, il 24,3 % bambini italiani e il 75,7% minori di origine straniera);

nel 2013 la situazione è peggiorata: sarebbero oltre 3 mila i minori spariti e ancora non ritrovati, il triplo di quelli del 2007.

Tutto questo avviene senza che nessuno faccia niente per intervenire. Semplicemente si preferisce non parlarne. Nel migliore dei casi il problema viene trasformato in mera materia di studio e di analisi. Altre volte, a ricevere un po’ di attenzione, sono i singoli casi di cronaca, mai il problema nel suo insieme.

Quando un barcone di immigrati clandestini affonda, media e politici si precipitano, a volte si genuflettono altre volte invocano l’intervento dell’Ue, ma non passa giorno senza che si parli del problema e di tutte le sue conseguenze dal punto di sociale economico e umano.

Quando invece a scomparire sono migliaia di bambini, ci si limita a compiere le indagini del caso. Anche quando il fenomeno ha raggiunto ormai numeri spaventosi.

 

 

 

 

 

 


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