«Esprimo la mia piena fiducia nell’operato della magistratura, che svolge con rigore e senso dello Stato il proprio compito di accertare la verità dei fatti. Gli indagati potranno dimostrare, nelle sedi opportune, la loro estraneità alle contestazioni mosse dalla procura di Palermo». Questo il breve commento del presidente della Regione Renato Schifani sull’inchiesta della procura […]
L’inchiesta su Totò Cuffaro, parla Schifani: «Gli indagati potranno dimostrare la loro estraneità»
«Esprimo la mia piena fiducia nell’operato della magistratura, che svolge con rigore e senso dello Stato il proprio compito di accertare la verità dei fatti. Gli indagati potranno dimostrare, nelle sedi opportune, la loro estraneità alle contestazioni mosse dalla procura di Palermo». Questo il breve commento del presidente della Regione Renato Schifani sull’inchiesta della procura di Palermo che vede tra le persone coinvolte Totò Cuffaro. L’ex governatore, già condannato in via definitiva per favoreggiamento a Cosa nostra, è accusato di essere il vertice di un comitato d’affari che si sarebbe occupato di appalti, raccomandazioni e posti di lavori, nel mondo della Sanità ma non solo. Nei suoi confronti i magistrati hanno chiesto l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari.
Tra gli indagati destinatari della richiesta di arresti domiciliari c’è anche il 54enne depurato regionale e capogruppo della Democrazia Cristiana Carmelo Pace. L’esponente centrista ha scelto di autosospendersi dal ruolo di componente della commissione parlamentare antimafia all’Ars. Gli indagati in tutto sono 18 e tra loro compare pure il nome di Francesco Saverio Romano, parlamentare nazionale e coordinatore di Noi Moderati. Romano, che è stato anche ministro all’Agricoltura in un governo Berlusconi, era finito sotto inchiesta nel 2003 per concorso esterno in associazione mafiosa: accusa dalla quale era stato assolto.
Saverio Romano: «Sono terrorizzato»

Il parlamentare ha commentato l’indagine e la richiesta degli arresti domiciliari nei suoi confronti senza troppi giri di parole. «Ho letto la richiesta del pubblico ministero della misura cautelare. Questa mattina ero arrabbiato, adesso sono terrorizzato perché ho letto le fonti di prova che cita il pm: il mio nome è citato sempre indirettamente – spiega in un video pubblicato su Facebook – perché non vi è alcuna conversazione tra me e altri indagati in questo procedimento. Queste fonti di prova non sarebbero sufficienti per iscrivere qualcuno nel registro degli indagati, tantomeno per chiedere gli arresti domiciliari». Nei prossimi giorni Romano ha annunciato di volere organizzare una conferenza stampa, rivolgendosi ad alcuni «giornalisti pennivendoli e agli sciacalli». «Hanno voluto fare diventare teatro mediatico ciò che riguarda intimamente le persone, le proprie famiglie, i propri affetti. Ci rivedremo presto perché ho visto qualche soggetto politico che ha già disposto una sentenza definitiva», conclude.