In centinaia per ultimo addio a Tania Commozione e rabbia ai funerali

«Una scena surreale, siamo ancora tutti sconvolti. Non lo accetteremo mai». Le parole di un’amica della giovane Tania, uccisa da un pirata della strada la scorsa domenica a Palermo, descrivono l’atmosfera che avvolge la via delle Capinere, all’ombra alla chiesa. 

Ad attendere il feretro decine di giovani, il gruppo di scultura, i colleghi, gli amici. Si confortano a vicenda abbracciandosi e piangendo insieme per la scomparsa di una giovane donna che stava per coronare il suo sogno d’amore. Tania si sarebbe sposata il 25 settembre con il compagno della sua vita, Francesco. 

Gli amici restano in attesa del carro funebre scambiandosi aneddoti e racconti, piccoli ricordi per sedare parzialmente il grande dolore che permea la chiesa, la strada, i loro cuori. Un brusio continuo che viene interrotto all’improvviso dall’avvertimento «Sta arrivando, facciamo spazio», seguito da un forte e sentito applauso. Da un vicolo assolato ‎arriva il corteo funebre. Duecento persone seguono silenziosamente la bara in legno chiaro nel lento cammino verso la casa del Signore, dove Tania riceverà l’ultimo saluto da parte dei suoi cari. 

La madre, piegata da uno strazio inaccettabile, trova sostegno tra le braccia di due uomini, e il suo passaggio in lacrime scatena un angoscioso pianto tra i presenti. «Figlia mia!» esclama la donna all’ingresso della chiesa. Il suo volto è trasformato dal dolore senza nome che è la perdita di un figlio. La bara, chiusa, attraversa le navate tra uno scroscio di applausi commossi. «Tania domani indosserà l’abito bianco e al dito porterà la fede», aveva annunciato Francesco, durante la veglia in casa. Tale è la folla che in moltissimi piangono Tania dall’esterno della parrocchia, all’ombra della volta in cemento vivo. 

All’interno, le parole del parroco risuonano nel silenzio di una folla commossa. La bara è coperta da un fascio di rose bianche. Fabrizio Guarnotta, l’organizzatore del sit-in di ieri mattina, prende la parola per porgere l’ultimo saluto alla sua giovane collega. Tra le parole del ragazzo, la promessa da parte del sindaco Leoluca Orlando di apporre un semaforo pedonale all’incrocio maledetto. Segue l’intervento dello zio della ragazza, che riesce a pronunciare una breve frase, colma di rabbia: «Non deve succedere più a nessun essere umano quello che è successo a mia nipote Tania, non dimentichiamo».  L’uomo si interrompe di colpo, lasciando in sospeso una folla già provata dalle forti emozioni, e affranto si allontana dal leggio. 

La messa si conclude con un lento susseguirsi di baci e carezze al feretro. ‎Fuori ad aspettare l’uscita della loro amica, della loro cugina, della loro collega, alcuni giovani tengono palloncini colorati. Non un fiato che rompa il silenzio, solo un sommesso pianto che accomuna tutti i presenti, ancora increduli. La bara esce accompagnata dal suono delle campane. Mentre i palloncini riempiono il cielo sollevandosi verso l’infinito, il corteo si dirige al cimitero di Sant’Orsola. 


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