Scuola per Mare propone a otto ragazzi di cinque Regioni un viaggio per il reinserimento nel percorso dell'istruzione. «Non ci sono abbastanza somme ma non vogliamo precludere l'esperienza a nessuno», dice a MeridioNews la responsabile Francesca Andreozzi
In barca a vela contro la dispersione scolastica «Raccogliamo fondi per dare la possibilità a tutti»
Si chiama Scuola per Mare e ha il compito di stimolare e reinserire i ragazzi nel percorso scolastico. Il progetto nazionale promosso da Tetragonauti onlus e cofinanziato da Impresa sociale con i bambini coinvolge cinque regioni d’Italia ed è rivolto ai ragazzi tra i 14 e i 18 anni che per 100 giorni navigheranno a bordo di una barca a vela, attraversando le coste d’Italia. Tutto il progetto, a cui già hanno partecipato dei ragazzi nel periodo primaverile, ha un costo di circa un milione di euro. Fondi che però, allo stato attuale, non basterebbero a permettere a tutti gli otto ragazzi scelti, da Nord a Sud della Penisola, di compiere l’esperienza. Per questo motivo l’associazione Koros ha lanciato una raccolta fondi sulla piattaforma online Laburiusa. «L’esperienza non si conclude con la navigazione, ma ha l’obiettivo di far completare l’anno di studio ai ragazzi – afferma a MeridioNews la fondatrice di Koros Francesca Andreozzi – Mancano dei fondi, soprattutto al Sud e rischiavamo che l’opportunità saltasse, quindi abbiamo deciso di partire dal basso chiedendo un aiuto».
I fondi serviranno a coprire la residenzialità degli studenti. Saranno complessivamente in otto provenienti da Lombardia, Lazio, Campania, Sardegna e Sicilia, in totale, a partecipare a Scuola per Mare. Potranno essere scelti fino a due ragazzi per ogni regione «sulla base della loro motivazione – prosegue Andreozzi – Sappiamo bene che non è facile stare lontani da casa. Dopo i tre mesi di navigazione, in cui saranno svolte anche visite guidate ed esperienze a fianco dei disabili, continueremo a essere un punto di riferimento. La navigazione deve essere un vero e proprio stimolo per reintegrare i ragazzi nel percorso scolastico. Ad aprile abbiamo coinvolto un ragazzo di Siracusa, adesso cercheremo di concentrarci su Catania».
Francesca Andreozzi, che oltre a essere la presidente della Fondazione Fava è anche la figlia di Elena Fava e nipote del giornalista ucciso dalla mafia il 5 gennaio 1984, ha sottolineato come per ogni ragazzo o ragazza, indicati dalle istituzioni come soggetti in situazione di dispersione, viene realizzato un programma ad hoc. «Nel percorso di reinserimento sono incluse le visite ai beni confiscati e i racconti delle vittime di mafia – aggiunge Andreozzi – È un’occasione molto importante per questi ragazzi che rischiano di non essere più coinvolti nel sistema scolastico». Andreozzi fa notare come, nell’ultimo anno, complice la pandemia, la dispersione scolastica sia aumentata. Una questione che pochi giorni fa ha affrontato anche il presidente per il tribunale dei minori etneo Roberto Di Bella, che ha specificato come nel Catanese un ragazzo su quattro non va a scuola. «Abbiamo avuto modo di vedere come con la pandemia e, quindi, con la didattica a distanza, il problema sia aumentato – conclude Andreozzi – Lontani dalla scuola, molti ragazzi non sono riusciti a reintegrarsi».
Per sostenere il progetto, è possibile partecipare alle donazioni sulla pagina internet di Laboriusa: https://www.laboriusa.com/campaigns/ritrova-la-rotta.