Era diventato il simbolo della città che si ribella al racket, l’imprenditore antimafia palermitano Giuseppe Piraino adesso è indagato per truffa sui bonus edilizi. L’imprenditore antimafia indagato per truffa Aveva filmato e denunciato un estortore che gli chiedeva il pizzo. Adesso l’imprenditore antimafia Giuseppe Piraino è accusato di avere messo a segno 15 truffe legate […]
Palermo, imprenditore antimafia indagato per 15 truffe sui bonus edilizi
Era diventato il simbolo della città che si ribella al racket, l’imprenditore antimafia palermitano Giuseppe Piraino adesso è indagato per truffa sui bonus edilizi.
L’imprenditore antimafia indagato per truffa
Aveva filmato e denunciato un estortore che gli chiedeva il pizzo. Adesso l’imprenditore antimafia Giuseppe Piraino è accusato di avere messo a segno 15 truffe legate ai bonus edilizi. La guardia di finanza ha notificato all’imprenditore un provvedimento di sequestro preventivo per circa tre milioni e 500mila euro.
L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo e condotta dalla guardia di finanza, ipotizza i reati di truffa aggravata. All’imprenditore Piraino si contesta il conseguimento di erogazioni pubbliche e indebita compensazione di crediti inesistenti. I finanzieri hanno eseguito i sequestri e quantificato in circa sette milioni di euro l’importo complessivo dei bonus inesistenti. L’imprenditore, legale rappresentante della ditta edile La Mosina costruzioni Srl, ha avuto attestati di solidarietà dalla società civile e dalla politica dopo la sua denuncia. Recentemente ha aderito al movimento Controcorrente del deputato regionale Ismaele La Vardera.
L’inchiesta sull’imprenditore antimafia
L’inchiesta che ha portato all’indagine sull’imprenditore antimafia per truffa nasce dall’esposto presentato, a luglio del 2023, da una palermitana proprietaria di un appartamento. Secondo quanto emerso finora, si tratterebbe di 15 truffe legate ai bonus edilizi. La maggior parte per il rifacimento delle facciate. La donna ha presentato una denuncia nei confronti del costruttore, rappresentante società che si era aggiudicata i lavori di rifacimento della facciata del suo palazzo. L’assemblea condominiale aveva affidato, a dicembre del 2012, le opere alla Mosina costruzioni contando sul cosiddetto bonus facciate 90 per cento.
Contemporaneamente era stato stipulato il contratto di appalto e, con bonifico, a fine 2021, il condominio aveva versato alla Mosina 26.715,93 euro. Cioè il 10 per cento della somma non coperta dal bonus statale. L’iter è stato avviato con la certificazione di congruità delle spese sostenute che ammontavano a 267mila euro e la comunicazione dell’inizio lavori. A quel punto, l’amministratore di condominio ha reso noto all’agenzia delle entrate l’opzione dello sconto in fattura del 90 per cento, con cessione dei crediti fiscali per bonus facciate. Ma i lavori, che si dovrebbero completare entro 120 giorni, non sono mai stati terminati. E la ditta si è limitata a montare i ponteggi e poco altro.
Piraino, dunque, non avrebbe mai maturato il credito d’imposta a seguito della cessione da parte del condominio, visto che i lavori non erano stati portati a compimento. L’inchiesta, che ha passato in rassegna una serie di appalti della Mosina, ha accertato che il caso segnalato nella denuncia era tutt’altro che isolato. E che per il costruttore incamerare, attraverso il meccanismo dello sconto in fattura, crediti d’imposta illegittimi, in parte da cedere per monetizzarli e in parte da usare in compensazione, era una prassi.
Le dichiarazioni dell’imprenditore
«Non sono per niente stupito», sono le prime parole dell’imprenditore 50enne Giuseppe Piraino. «Era un’indagine partita tre anni fa. Avevo fatto presente – aggiunge – le difficoltà di vendita dei crediti e il numero considerevole di cantieri fermi. Bloccati per l’impossibilità di vendere o cedere i crediti», dichiara l’imprenditore adesso finito indagato per truffa. «Sono fiducioso e vado avanti a testa alta, confido nella giustizia come ho sempre fatto. Prendo le distanze – sottolinea Piraino – da chi ha attuato truffe per arricchirsi alle spalle dei cittadini vendendo i crediti per comprare oro e fare bella vita». «Il sequestro di 3,5 milioni di euro di cui si parla – precisa l’imprenditore – non riguarda soldi contanti o depositati ma crediti fiscali che sono a disposizione delle imprese o dei committenti che devono finire i lavori».