Domande di asilo dimezzate, meno sbarchi e l’augurio di «miglior fortuna» ai lavoratori. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini festeggia la chiusura del Cara di Mineo seduto a un tavolo davanti a forze dell’ordine e giornalisti. Alla sua destra c’è il sottosegretario leghista Stefano Candiani, dall’altra parte il prefetto di Catania Claudio Sammartino. La giornata di quello che per lui è un trionfo è caldissima. I suoi uomini in Sicilia non si sono fatti vedere, probabilmente per via di quella lettera inviata dal partito a tutti i dirigenti: c’era scritto, in sintesi, che una cosa è un impegno da ministro e un’altra è un appuntamento da leader del partito. La scelta è di rendere istituzionale, e quasi solenne, il requiem per il centro di accoglienza per richiedenti asilo più grande d’Europa. «Stiamo ragionando su cosa ne sarà dopo – dice Salvini – Non una fonte di problemi ma un’occasione di sviluppo. Da quattromila unità a zero è un bel segnale per l’Italia. Da qui parte il messaggio che non si può fare business sui migranti».
Laddove fare «business», per lui, riguarda anche chi ha lavorato all’interno del Cara ed è dipendente di una delle tante cooperative che si sono succedute all’interno della struttura. Attorno a quello che accadeva lì si è concentrata una parte dell’inchiesta Mafia capitale della procura di Roma e sempre del Cara parla anche il processo per turbativa d’asta e falso che vede, tra gli imputati, anche l’ex sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione. Il caso ha voluto che l’udienza di oggi sia stata rimandata per lo sciopero dei penalisti. Se ne parlerà il prossimo 4 dicembre 2019. «La giustizia ha bisogno di una seria riforma – attacca Salvini – Non ci vuole un genio per capire che le assunzioni qui dentro non erano certo dettate dal merito».
Sullo sfondo, però, restano sempre le persone rimaste fuori dalla struttura. Alcuni richiedenti asilo sono stati trasferiti nel Cara di Isola di Capo Rizzuto, in Calabria. Altri, i cosiddetti invisibili, è difficile scoprire che fine abbiano fatto. «Chi era al Cara e gli spettava la protezione rimarrà ospite, altrimenti si metterà in fila per il rimpatrio. Con il nuovo decreto sicurezza restano possibilità per chi qui trova un lavoro». Ma si riducono i casi in cui è possibile richiedere la protezione, poiché quella per motivi umanitari è stata cancellata. Un altro dei nodi che ha permesso lo svuotamento rapido del centro di Mineo, dal quale sono state espulse le persone che, in base alla nuova normativa, non avevano più diritto all’accoglienza.
Un passaggio, infine, il ministro lo dedica al suo cavallo di battaglia: le organizzazioni non governative che presidiano il mar Mediterraneo. «Io non combatto contro le ong, ma se qualcuno trasporta immigrati non fa un buon servizio – sostiene il vicepresidente del Consiglio – Poi qualcuno ha fatto pure i soldi, ma la nave è sotto sequestro». Il riferimento è alla Sea watch 3 capitanata da Carola Rackete: l’ong è riuscita a raccogliere online centinaia di migliaia di euro per pagare la multa (fino a 50mila euro) eventualmente prevista dal decreto Sicurezza bis. «Magari noleggeranno un dirigibile – ride Salvini – Ma noi difenderemo tutto via acqua, via terra e via aria». Anche perché «barchini e barconi sono legati al traffico di droga. Come ha dimostrato Mineo con la mafia nigeriana», sostiene. Citando il blitz contro la gang dei Vikings, raccontato in anteprima proprio da questa testata.
«Siamo un Paese dove quasi tutti rispettano la legge – azzarda Matteo Salvini – Non esistono sbarchi fantasma perché è tutto censito: siamo a 3200». I cosiddetti «sbarchi fantasma» sono quelli di cui si ritrovano solo i resti. Barchini di legno spiaggiati, qualche abito abbandonato. Probabilmente di chi riesce ad arrivare col vecchio metodo, senza i salvataggi delle ong, tentando la fortuna a bordo di zattere o poco più. «Ho scritto al mio collega tunisino – conclude il leader del Carroccio – perché non capisco perché le autorità non possano controllare le loro coste. Ieri c’è stata la disponibilità a presidiare i porti. È necessario per difendere il nostro territorio».
Alla fine della conferenza stampa c’è spazio anche per una passeggiata tra gli alloggi del residence. Salvini, come prima tappa, sceglie di ritornare nella casa che lo aveva ospitato nel 2017. Quando aveva deciso di passare una notte dentro la struttura. La porta questa volta è chiusa. Poco dopo altri passaggi davanti l’ex mensa e nei pressi di un cumulo di rifiuti. Ultimi resti della vita che è stata. Da oggi il Cara di Mineo è ufficialmente chiuso.
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