Il ricordo un anno dopo l’esplosione al mercato di Gela Familiari delle vittime e sopravvissuti: «Lasciati soli»

A Gela, al mercatino di via Madonna del Rosario, oggi è il giorno del ricordo. Poco prima di mezzogiorno i
commercianti chiudono le loro bancarelle
e sul piazzale cala un silenzio surreale. Un anno fa, alla stessa ora, una bombola di gas che alimentava la friggitrice di uno dei truck adibiti alla vendita di polli allo spiedo, esplose al centro del mercatino rionale, nel pieno dell’ora di punta. Le fiamme generate dall’esplosione investirono una quindicina di persone. Due di
loro, Giuseppa Scilio e Tiziana Nicastro, persero la vita a causa delle ferite riportate, tante altre invece da quel momento hanno una battaglia di cui portano i segni sul corpo

«Ci hanno lasciati soli all’indomani dei funerali – racconta a MeridioNews Francesco, il marito di Tiziana, che per accudire i suoi tre figli ha dovuto lasciare il suo lavoro da saldatore, che lo portava in giro per l’Italia – Di fronte alla bara di mia moglie, le istituzioni mi avevano promesso sostegno e un lavoro. Ad oggi, però, nessuno si è mai fatto sentire». Inascoltata, finora, è rimasta anche la richiesta che Francesco ha fatto all’amministrazione comunale di mettere una targa all’ingresso del mercatino. Questa mattina, i sopravvissuti e i familiari delle vittime si sono riuniti attorno a una composizione di fiori, appoggiata sul luogo dell’esplosione dagli ambulanti del mercatino. Accanto ai fiori, le foto di Tiziana e Giuseppa. Le due vittime dell’esplosione, morte dopo giorni di agonia per le gravi complicazioni respiratorie

«Quello appena trascorso, è stato un anno di silenzio quasi assordante. Come se nulla fosse accaduto». C’è amarezza nelle parole di Concetta, 52 anni e il corpo ancora segnato dalle cicatrici di quel giorno. È una delle sopravvissute all’esplosione che oggi, per la prima volta da quel 5 giugno, torna in via Madonna del Rosario. «Siamo qui per non dimenticare le vittime e le famiglie – aggiunge Concetta – Penso alle
istituzioni che sono state, invece, assenti sia dal punto di vista di un sostegno economico che morale». 

Al mercatino oggi è tornata anche Simona, una delle vittime più gravi di quel giorno, investita dalle fiamme
mentre era all’ottavo mese di gravidanza. «Enea, ancora prima di nascere, è stato la mia forza durante i primi giorni all’ospedale, quando il dolore era straziante – racconta – Quando è nato lui, sono rinata anche io. Il
suo nome è quello di un guerriero perché insieme abbiamo combattuto e vinto la battaglia più difficile
della nostra vita
».

A pochi metri dal luogo dell’esplosione c’è la bancarella di ‘Ngom, ambulante di origine senegalese ma gelese di
adozione, che quel giorno non esitò un attimo a gettarsi in mezzo al rogo per salvare una donna avvolta
dalle fiamme
.
Da allora, al mercato lo chiamano «l’eroe», ma lui scuote le spalle e sorride. «Non sono un eroe – sottolinea – ho
fatto solo quello che andava fatto e lo rifarei altre mille volte».
A portare un fiore accanto alle foto delle due vittime c’è anche Melania, che su quel furgoncino ci lavorava e
che fu tra le prime a essere colpita dall’esplosione. Il ricordo di quel giorno l’ha perseguitata per
tantissime notti. «Oggi sto bene, riesco a guardarmi allo specchio – dice – So di essere stata fortunata
perché sono ancora viva
. Ci sono stati momenti difficili, ma adesso non voglio pensarci più». 

Per quella tragedia non ci sono responsabilile indagini della procura sono ancora in corso. Chi è
sopravvissuto reclama giustizia anche per chi non c’è più. «Mi auguro che chi ha sbagliato paghi per quello che ha fatto a tutte queste persone – dice Angelo, il figlio di Giuseppa
Scilio – Ho fiducia nella magistratura ma continuo anche a pensare che tutto questo si
sarebbe potuto evitare se ci fossero stati i controlli adeguati».


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