Gela, vittima dell’esplosione al mercato diventa mamma «Io e Enea abbiamo dimostrato di essere due guerrieri»

Più forte dell’esplosione, più forte del terrore, più forte della paura di non farcela. Il cuoricino del piccolo
Enea non ha mai smesso di battere forte nel pancione di mamma Simona, neanche dopo la terribile esplosione dello scorso 5 giugno, quando nel mercatino rionale di via Madonna del Rosario a Gelalo scoppio di una bombola trasformò una normale giornata di compere in una tragedia. Oggi Enea è venuto alla
luce, mettendo fine a un incubo durato quasi due mesi.

Quel mercoledì di giugno le fiamme investirono una quindicina di persone tra
gestore, lavoranti e clienti di un truck di gastronomia, che vendeva polli allo spiedo. Due di loro purtroppo morirono nei giorni successivi a causa delle ferite riportate.
Simona, mamma di due bimbi e una gravidanza al nono mese, era tra le vittime più gravi. Trasferita
d’urgenza al centro grandi ustioni di Palermo, ci è rimasta per più di un mese sottoponendosi a diversi
interventi chirurgici
, con un unico pensiero a darle forza: quel bambino che teneva in grembo e che aveva
già un nome: Enea.
Un nome da guerriero, scritto nel destino di questo piccolino che, nonostante le mille difficoltà, è venuto al
mondo sano e forte per riportare il sorriso sul volto di mamma Simona e di papà Vincenzo, carabiniere che
nella sua carriera si è contraddistinto per capacità e coraggio. 

Vincenzo, infatti, il giorno dell’esplosione sarebbe dovuto andare con Simona ad Agrigento. Era la festa dell’arma e l’appuntato scelto, lucano di
origine ma ormai gelese di adozione, avrebbe ricevuto la medaglia di bronzo al valore civile. Una delle più
importanti onorificenze per un carabiniere.
Ed è proprio la motivazione dell’onorificenza che fa sembrare questa storia come uscita dalle pagine di un
romanzo. Vincenzo, che stava per perdere la propria moglie tra le fiamme del mercatino, esattamente otto anni prima aveva salvato a sua volta una donna dalla furia del fuoco, in circostanze analoghe. 

Libero dal servizio, aveva notato le fiamme uscire da un appartamento al primo piano. Non aveva esitato a
tirare il freno a mano e a lanciarsi in soccorso, riuscendo a portare al sicuro un’anziana inferma. Poi era
risalito, stavolta con l’ausilio dei colleghi di una pattuglia fatta giungere sul posto, e aveva soccorso il resto
della famiglia, intrappolata in un altro piano della palazzina. Un gesto che gli era già valso una prima
medaglia, conferitagli dalla fondazione Carnege. Poi la decisione del comando generale di assegnargli
quella più prestigiosa, la medaglia di bronzo al valore.
Un premio che avrebbe dovuto ritirare proprio il giorno dell’esplosione. 

Un incubo durato fino a qualche giorno fa, quando il primo vagito
di Enea vi ha finalmente messo fine.
Dopo aver festeggiato in famiglia Simona e Vincenzo hanno voluto esternare la loro gioia attraverso un post
su
Facebook, sul loro profilo condiviso che è stato invaso da messaggi di auguri da centinaia di persone.
A corredo un collage di foto con i piedini del piccolo Enea, terzogenito della coppia, il fiocco azzurro e il
braccialetto della sala parto.
«Avevo paura di tutto quello che mi circondava – scrive Simona – avevo paura, paura delle reazioni del mio corpo
quindi di non farcela come le altre due volte, i dolori passati mi avevano fatto intimorire, la paura mi stava
fregando, ma potevo mai arrendermi per dare alla luce proprio te? Mai».

«Abbiamo dimostrato di essere due guerrieri. Appena ti ho visto ho dimenticato tutto il resto, le mie paure
si sono sciolte in un intenso abbraccio – conclude la giovane mamma, che cita la canzona La cura di Franco Battiato per dare
il benvenuto al piccolo Enea – Sei un essere speciale, grazie per esserti preso cura di me».
Adesso per questa famiglia il peggio è alle spalle, con il piccolo Enea tra le braccia tutto può ricominciare.


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