Giovani, catanesi e frequentatori dei centri commerciali non solo per comprare, ma soprattuto per svago: è questa la descrizione dei clienti delle numerose strutture della provincia di Catania secondo i dati raccolti da una ricerca avviata dall'Università di Catania nell'ambito del corso di laurea in Direzione aziendale
Il profilo di chi frequenta i centri commerciali Uno su due lo considera un luogo di relax
Per lo più studenti o lavoratori dipendenti, autonomi negli spostamenti e che si intrattengono tra una e tre ore sia per motivi di acquisto che di svago. È questo lidentikit del fruitore dei principali centri commerciali etnei – Etnapolis, Centro Sicilia, I Portali, Katané, Porte di Catania secondo unindagine statistica compiuta dagli studenti del corso di studi di Statistica per il business del corso di laurea in Direzione aziendale dellUniversità di Catania.
Il risultato è chiaro: sono soprattutto i catanesi che frequentano i centri commerciali della provincia, molti arrivano da Siracusa oltre il sette per cento e qualcuno anche dalle provincie di Enna e Messina il tre per cento per ogni città. Due le fasce di età più presenti: tra i 20 e i 30 anni e tra i 50 e 55 anni.
Per la maggior parte donne (53 per cento contro il 47 per cento degli uomini) e per lo lavoratori dipendenti (quasi il 36 per cento). Molti utenti raggiungono i centri con i propri mezzi, soprattutto auto e moto. Questi sono infatti dotati di ampi parcheggi, caratteristica che insieme alla disponibilità dellorario continuato, delle pulizia dei locali e della cordialità del personale, fanno sì che gli utenti scelgano i centri commerciali piuttosto che i piccoli negozi. Quella di usare un mezzo di trasporto proprio, però, è più una scelta obbligata che una possibilità. Come hanno evidenziato gli stessi utenti, considerandola la maggiore delle criticità, i centri commerciali non sono quasi per nulla collegati al resto della città da mezzi di trasporto pubblici.
A prescindere dalletà, inoltre, lanalisi delle motivazioni conferma che per il 46 per cento delle risposte il centro commerciale non è più considerato solo un luogo di acquisto, per cui continuano a farla da padrone i prodotti di abbigliamento e elettronica subito prima di quelli alimentari, ma anche come ritrovo di svago, relax e di incontro.
«Abbiamo coinvolto gli allievi in un progetto che va oltre la didattica, inserendosi nella terza missione dellUniversità ovvero la promozione e lo sviluppo in senso culturale, economico e politico del territorio», spiega Salvatore Ingrassia, il docente che ha coordinato la ricerca. «Lobiettivo è coinvolgere gli studenti in attività volte a sviluppare abilità professionali che gli permettano di avere una maggiore conoscenza del sistema imprenditoriale attraverso una delle loro materie di studio», spiega.
Una cinquantina gli allievi coinvolti che hanno intervistato 1451 persone maggiorenni secondo un test suddiviso in diverse parti. Lanalisi verrà ulteriormente sviluppata nei prossimi mesi con la collaborazione delle Università di Milano Bicocca, Padova, Federico II di Napoli e Valladolid in Spagna. In particolare «il profilo socio-demografico degli intervistati, gli aspetti fattuali inerenti le visite al centro commerciale, gli aspetti motivazionali e i principali punti di forza e debolezza dei centri commerciali», spiega Francesca Radicia, che insieme a Silvia Scudero ha collaborato con Ingrassia alla realizzazione del sondaggio.