Il fedelissimo di Giorgia Meloni deve rispondere di truffa aggravata allo Stato relativa al periodo in cui era consigliere comunale di Catania. Ma il processo, iniziato a marzo del 2016, non andrà avanti perché nel frattempo sono maturati i tempi per la prescrizione
Il processo a Manlio Messina verso la prescrizione L’assessore in pectore accusato di rimborsi indebiti
Non sono bastati quattro anni per avviare il dibattimento, così l’ex consigliere comunale di Catania Manlio Messina, assessore regionale al Turismo in pectore, verrà prescritto dall’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato. La vicenda riguarda i presunti rimborsi indebiti che Messina avrebbe ricevuto da consigliere comunale tra il 2010 e il 2012, simulando un’assunzione nell’azienda Pri.Bel, attiva nel settore del commercio alimentare.
Il politico catanese, fedelissimo della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, era stato rinviato a giudizio a giugno del 2015, al culmine di due anni di indagini portate avanti dalla Guardia di finanza etnea. Secondo l’accusa, Messina sarebbe stato assunto dagli amministratori della società a novembre del 2010, dopo l’elezione a consigliere comunale, per ricoprire il ruolo di direttore commerciale. Un rapporto che però sarebbe stato fittizio e funzionale a ricevere i rimborsi che la legge concede al datore di lavoro per gli impegni istituzionali del suo dipendente. Per gli investigatori la società Pri.Bel e Messina avrebbero ricevuto illecitamente 30mila euro dal Comune di Catania. Nel marzo del 2014 era scattato pure un sequestro di beni per 45mila euro.
Il processo è iniziato a marzo del 2016, ma si è andati avanti di rinvio in rinvio senza arrivare alla vera fase dibattimentale. Alla base del ritardo anche ripetuti difetti di notifica degli atti all’imputato. Così, da marzo 2016 la prima udienza è stata rinviata di un anno. Mentre l’ultima si è svolta a dicembre del 2018, quando l’ennesimo rinvio ha fissato la prossima udienza a novembre 2019. Cioè ben oltre i termini della prescrizione, fissato in sette anni. Il termine ultimo, in questo caso, è agosto 2019. «Più di attendere non potevo fare – spiega a MeridioNews Messina che si è sempre detto innocente e pronto a dimostrare di aver lavorato veramente nell’azienda Pri.Bel – sicuramente questi ritardi non sono addebitali a me o al mio avvocato».
Finirà dunque con la prescrizione una storia che nell’ultimo periodo è tornata a circolare tra i corridoi di palazzo d’Orleans a Palermo. Ormai da mesi, infatti, viene fatto il nome di Messina per sostituire Sandro Pappalardo all’assessorato regionale al Turismo, nell’ottica di un avvicendamento tutto interno a Fratelli d’Italia. Il governatore Nello Musumeci, però, prende tempo. E chi vedrebbe bene un altro profilo nella squadra del governatore, sottolinea come un reato contro la pubblica amministrazione, come quello contestato a Messina, possa frenare il presidente della Regione nella scelta. L’ipotesi però al momento non trova conferme. Dall’entourage del governatore, anzi, trapela che proprio il fedelissimo di Meloni sia la casella meno in discussione di un rimpasto che per il resto sarebbe ancora da definire. «Per quanto riguarda Fratelli d’Italia – taglia corto Messina – non c’è nessun problema e nessuna discussione aperta, da fedeli alleati attendiamo e lasciamo al presidente Musumeci il tempo che gli serve».