Dopo l'omicidio del padre nel 1961, ha scelto l'arte invece che la vendetta. Portando i suoi quadri contro la violenza mafiosa in giro per l'Italia. Ora ha scelto di tornare nel capoluogo, e le sue opere verranno esposte fino al 9 aprile all'interno di una tenda. Guarda le foto
Il pittore della tenda, a piazza Bologni fino al 9 aprile Per don Ciotti Modica «è stato il precursore di Libera»
È tornato a Palermo Emanuele Modica, noto come Il pittore della tenda, e precisamente a piazza Bologni, dove fino al 9 aprile i suoi dipinti antimafia saranno in mostra, proprio all’interno di una tenda.
Figlio di una famiglia di contadini, a 24 anni ha perso il padre, Vincenzo, ucciso a Palermo il 13 luglio del 1961 per essersi opposto all’esproprio del suo terreno da parte dei mafiosi. Dopo il delitto, per raccontare quella perdita e quell’ingiustizia Emanuele sceglie la pittura anziché la vendetta, e viene notato dal gallerista palermitano Ciro Livigni che fa esporre alcune sue opere alla galleria Il Chiodo.
Inizia ad avere successo, ma sceglie di far arrivare il suo messaggio contro la violenza mafiosa portando in giro i suoi quadri, a partire dal 1969, all’interno di una tenda, appunto, nelle piazze d’Italia, sfidando anche le intimidazioni. Trenta anni di impegno che gli sono valsi la stima da parte di personalità come Cesare Zavattini, Leonardo Sciascia, Ignazio Buttitta, Sandro Pertini.
L’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, gli ha scritto una lettera di apprezzamenti per il suo «ininterrotto impegno civile volto a diffondere soprattutto tra le giovani generazioni la cultura della legalità», e non a caso ha ricevuto il titolo di Cavaliere al merito per le finalità sociali della sua attività artistica.
Ormai ottantenne, oggi vive nel parmense – dove ha anche allestito una casa museo – ma è tornato a Palermo per quest’ultima mostra itinerante nella sua terra d’origine. Don Ciotti lo ha definito «precursore dell’idea di Libera» e la sua vita è ora al centro di un documentario della Luminol per la regia di Renato Lisanti (con la sceneggiatura di Salvo Taranto e la fotografia di Zorba Brizzi) che ha ricevuto l’attribuzione dell’interesse culturale dalla direzione generale cinema del Mibact.