Il Catania adesso le prende pure dal Brescia (E a noi non rimane che vergognarci per lui)

E meno male che, essendo il Brescia squadra poco men che spacciata, il Catania oggi andava a visitarlo con l’obiettivo di sancirne la sicura retrocessione in Lega Pro, e al tempo stesso di assicurare a se stesso un’altrettanto sicura salvezza. E meno male che la nostra squadra, a sentire il suo tecnico, fino alla settimana scorsa si riteneva addirittura in corsa per i play off, sfuggitici – sempre a suo dire – più per la perfidia dell’arbitro che per l’insipienza dei nostri giocatori. E meno male, insomma, che oggi doveva essere giornata di festa. Non di quelle feste in cui ci si riversa tutti in strada e poi ci si bagna nelle fontane, s’intende. Ma perlomeno di quei rinfreschi di fine anno in cui sobriamente ci si saluta con una bibita gasata e qualche pezzo di rosticceria. Poca cosa avremmo dovuto festeggiare, ovvero la permanenza in serie B. E invece usciamo da Brescia sconfitti con un ignominioso 4 a 2, e con la obiettiva constatazione che, a due giornate dalla fine del campionato, la salvezza è ancora da conquistare.

Lasciamo perdere ora i calcoli aritmetici, che ognuno potrà agevolmente far da sé. E diciamo solo che, da quest’ultimo spicchio di campionato, ci aspettavamo almeno che il Catania giocasse con fierezza e dignità, come pure era riuscito a fare nelle felici cinque consecutive partite vinte con in panchina Marcolin. Ciò che oggi più brucia non è tanto l’aver perso tre punti – bene prezioso ma sostituibile, più o meno come il denaro: tutto tornerebbe a posto se solo riuscissimo a guadagnarcene altrettanti sabato prossimo – ma aver buttato via quel residuo di dignità sportiva che potevamo ancora pretendere dalla nostra squadra. Un bene, quest’ultimo, che non assomiglia al denaro, ma semmai al tempo. Nel senso che, una volta che l’hai sprecato, è praticamente impossibile riprendertelo. Un bene che, proprio per questa ragione, è ancor più prezioso dei punti in classifica.

Finirà come finirà, questo campionato. Ma noi dovremo in ogni caso finirlo coperti di vergogna sportiva, per l’unica colpa d’esser tifosi di una squadra che non sa, evidentemente, vergognarsi da sé. E ci obbliga tutti a farlo per lei. Lo finiremo, dunque, avendo – senza colpa – perduto la faccia. E sapendo appunto che non sarà facile ritrovarla.

A meno che non ci arrivi la notizia che, quando cominceremo la prossima stagione, vedremo intorno a noi facce completamente nuove. Che non vedremo più quelle che ci hanno accompagnato in questi due vergognosi anni. E sempre che le facce eventualmente nuove di chi prenderà in carico quel bene collettivo che è la nostra squadra siano davvero le facce di coloro che ne gestiranno in prima persona le sorti aziendali. E non semplicemente – come qualcuno, spero a torto, ha ipotizzato – gli avatar di qualche fondo d’investimento. O di qualcuna delle diavolerie finanziarie che succhiano ogni giorno il sangue di quello che, un tempo, era davvero il più bel gioco del mondo.


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