Il canone Rai? Il Governo Renzi non lo vuole eliminare: vuole arraffare questi 150 milioni di euro per utilizzarli per altri fini

IN CONDIZIONI NORMALI UNA PROPOSTA DEL GENERE NON SAREBBE NEMMENO STATA PRESA IN CONSIDERAZIONE. SI VEDE CHE IL NOSTRO PAESE STA FINENDO…

E’ proprio vero, ciclicamente l’Italia ha bisogno dell’uomo forte al Governo e questa volta l’ha trovato in Matteo Renzi, votandolo in modo massiccio.

In che cosa consiste la forza di Renzi? Nella sua determinazione nel restringere per quanto possibile, ed anche oltre, gli spazi di democrazia e di partecipazione del popolo e dei lavoratori italiani alla vita pubblica.

Legge elettorale senza voti di preferenza e soglia di sbarramento all’otto per cento, cioè di un partito di media dimensione e togliendo dalla rappresentanza le piccole formazioni che notoriamente sono il sale della democrazia, perché rappresentano le avanguardie; eliminazione del Senato elettivo, cioè della espressione popolare diretta e recupero della centralità del Governo, relegando a ruolo marginale le Regioni e così togliendo alla funzione pubblica il principio democratico della sussidiarietà.

L’unica cosa apprezzabile è l’introduzione del ballottaggio elettorale che elimina la farsa del premio di governabilità.

Questo disegno autoritario si completa con il rifiuto di riconoscere il ruolo del sindacato quale agente contrattuale delle politiche economiche: “Del loro dissenso ce ne faremo una ragione, noi andiamo avanti lo stesso”, dice Renzi, non rendendosi conto che questo era uno degli slogan che l’Italia ha già conosciuto in un ventennio del secolo passato…

L’ultima operazione brigantesca è l’accaparramento di 150 milioni di euro delle entrate Rai, derivanti dal canone. Perché accade questa indebita appropriazione? Per la ragione che il Governo deve recuperare le coperture finanziarie, ovunque e comunque, per tentare di mantenere le promesse a vanvera che ha elargito a man bassa demagogicamente.

Se c’erano sprechi alla Rai – e con la gestione dell’azienda pubblica da parte degli amministratori nominati dai Governi Berlusconi, magari trasferiti dalla sua azienda per sabotare l’attività della Rai, ce ne erano, eccome – la gestione Gubitosi-Tarantola ha riportato i conti in ordine e il bilancio in attivo.

Questa circostanza ha fatto gola a Matteo Renzi che vi si è buttato a capofitto pretendendo di togliere dalle entrate di quel bilancio la bella somma di 150 milioni di euro. Cosa che per la Rai è una bella scoppola. Quindi, per capirci: non togliere il canone Rai, alleggerendo la pressione fiscale che oggi pesa sulle famiglie italiane, ma farlo pagare lo stesso e utilizzare questi 150 milioni di euro per altri fini!

Vorremmo dire al presidente del Consiglio dei ministri: perché non provi a fare come la Rai: metti ordine nel bilancio dello Stato e lo porti in attivo, piuttosto che rubacchiare i soldi di altri che esercitano gestioni virtuose?

Le capacità reali di Governo si riscontrano su questo terreno e non di sicuro con le chiacchiere e le invenzioni mirabolanti e autoritarie.

Sull’operazione canone Rai vogliamo ricordare al presidente del Consiglio che i cittadini lo pagano per potere fruire dei servizi che quell’azienda offre. Bene o male, la Rai è l’unica realtà italiana che in qualche misura ha contribuito significativamente all’unità d’Italia. Cosa che i Governi di tutte le stagioni politiche si sono guardati bene dal fare nei precedenti 150 anni. Certamente il canone Rai non è pagato per coprire i disavanzi finanziari del bilancio statale.

Caro Matteo Renzi, se per fare le tue politiche funamboliche hai bisogno di denaro, abbi il coraggio di mettere nuove tasse (o di tagliare le spese militari, che, lo ricordiamo, in Italia dovrebbero essere ridotte al lumicino stante l’articolo 11 della Carta Costituzionale) e non di appropriarti indebitamente dei soldi che i contribuenti italiani volontariamente versano per altri fini. Se questo coraggio non ce l’hai fattene una ragione ed amministra con i denari di cui puoi disporre.

Va da sé che chi scrive è convintamente solidale con i lavoratori Rai e con il loro sciopero proclamato per il prossimo 11 giugno.

Riccardo Gueci

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