Il boss massone Asaro e i professionisti al suo servizio Sul deputato Ruggirello diceva: «Vuoi i voti? Devi dare»

Il boss mafioso don Mariano Asaro aveva una schiera di professionisti al suo servizio. Tutti amici, ossequiosi e disponibili, pronti ad ascoltarlo e consigliarlo per fare diventare realtà il suo progetto di trasformare un luminoso immobile di via Calatafimi, a Paceco (Trapani), in un lussuoso studio odontotecnico. Con l’ex deputato regionale del Partito democratico Paolo Ruggirello si incontrava, salutandosi con un doppio bacio sulla guancia, nel negozio di frutta e verdura del mafioso Carmelo Salerno. Pure al sindaco di Paceco Giuseppe Scarcella, che lo accoglieva chiamandolo «don Mariano», andava a trovarlo di persona. Asaro, di professione dentista conosciuto anche come Anthony l’americano, era tornato in libertà nel 2018, dopo una lunga carcerazione, cominciata nel 1997, e svariate condanne per mafia e porto d’armi. Un capoclan alla vecchia maniera, esperto di ordigni e il cui nome nel 1986 faceva parte pure di una lista segreta di appartenenti alla loggia massonica coperta Iside 2 della provincia di Trapani. 

Adesso don Mariano, 64 anni, insultava i pentiti e «ammuttava» per realizzare lo studio ma con la postilla della convezione con la mutua. Disponibile ad aiutarlo sarebbe stato proprio Ruggirello, approdato alla corte dei renziani di Sicilia dopo una lunga militanza nel centrodestra. «A Palermo abbiamo un onorevole di qua che ci pensa lui – diceva Asaro intercettato – se la fotte lui come farmela firmare. Se vuoi i voti, devi dare». Il politico si sarebbe attivato con i vertici dell’Azienda sanitaria provinciale di Trapani e in particolare con il direttore Francesco Di Gregorio (non indagato, ndr). «È un mio ex compagno di scuola – diceva Asaro – perciò non è che ci sono problemi».

Il primo vero scoglio però era la costituzione della società che avrebbe dovuto gestire lo studio e soprattutto la nomina del direttore sanitario così da portare avanti l’incartamento per ottenere la convenzione. In entrambi i casi il boss aveva ben chiaro che il suo nome non poteva comparire. Troppi scheletri nell’armadio per metterci la faccia. Il primo problema lo avrebbe risolto la cognata Maria Vincenza Occhipinti. Convinta in virtù del fatto che l’operazione non prevedeva grossi investimenti: «È tutto preso in leasing – metteva le mani avanti il boss rassicurandola – lavorando si paga. Stop». 

C’è poi la questione direttore. Prima di trovare un camice bianco compiacente per la sua Pacecodental don Mariano avrebbe sondato il terreno in lungo e largo: «Devo avere un medico a disposizione mia – ripeteva – lui deve sapere la mia situazione. Deve saperla». Il 30 settembre 2018, come emerge dalle carte dell’inchiesta, il progetto veniva illustrato a due medici di Palermo: Antonino Lo Piccolo e Alessandro Brondo. I due professionisti non sono indagati ma agli atti sono finite le intercettazioni dell’incontro che hanno avuto con il capomafia di Paceco: «Io non posso entrare in società – ripeteva come un disco – poi è la società che mi assume». 

Alla fine il medico incaricato è Vito Lucido, finito indagato, e la società viene costituita ufficialmente il 14 marzo 2019, una settimana dopo l’operazione Scrigno in cui finiscono nei guai sia Ruggirello che Salerno con l’accusa di associazione mafiosa. E in questa storia finisce coinvolta pure Maria Amato, impiegata dello studio notarile in cui è nata la società ma anche moglie del boss Rocco Antonino Coppola. La donna avrebbe aiutato Asaro in alcune incombenze burocratiche, consigliandolo, per esempio, quando c’era da indicare la sede sociale. «Tu mi devi ascoltare – diceva riferendosi ai possibili controlli delle forze dell’ordine – a volte loro non sanno dove si devono attaccare […] cioè dobbiamo fare in modo che quando vengono…». «Si prendono il caffè e vanno via», completava la frase il boss. Ma il sogno di Asero dura praticamente un mese. Il 27 aprile 2019 la Pacecodental viene sciolta per il timore di finire sequestrata dopo una soffiata che annunciava una possibile indagine, e l’ambiziosa convenzione con la mutua rimane solo un piano non riuscito. 

Dario De Luca

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