Identità maschile e problemi sessuali

Secondo un’inchiesta effettuata dal Censis, l’uomo italiano del nuovo millennio tende a essere “un po’ seduttore” ma, nello stesso tempo, “un fedele compagno” disposto a fondare la propria identità su nuovi valori, accentuando il dissidio tra quanto la società sta modificando e quanto gli uomini vorrebbero conservare. I risultati, presentati giorno 2 febbraio a Roma, sono il frutto di una ricerca effettuata su un campione di uomini tra i 35 e i 70 anni, single/sposati, sani e con disturbi di impotenza.

Nel 2005, che ci piaccia o no, il sesso continua a ricoprire un ruolo importante nella sfera sociale e nelle relazioni interpersonali. Infatti l’uomo (nel senso specifico di genere maschile) non ha smesso di attribuire alla prestazione sessuale il ruolo cardine di “garante dell’identità maschile”. Il responsabile settore welfare della fondazione Censis, Concetta Maria Vaccaro, afferma: “Dalla ricerca emerge una figura maschile consapeveole di un processo di trasformazione sociale tra i sessi che investe anche l’identità e la natura del ruolo maschile… Una trasformazione che sembra introdurre nei codici della mascolinità dimensioni e caratteristiche più femminili, dove anche il tema della prestazione e della prestanza sessuale sembrano perdere di centralità, senza però, di fatto, riuscire a modificare la sostanza dei ruoli di genere negli ambiti privati e personali, regolati da modelli decisamente più primordiali”.

L’uomo al giorno d’oggi, complice anche l’eccessivo bombardamento mediatico legato al sesso e ad i suoi surrogati, riesce a parlare dei suoi problemi sessuali, senza provare la vergogna che si provava qualche decennio orsono. La disfunzione erettile (il problema sessuale più diffuso tra gli uomini) o, per gli amici, “impotenza”, viene vissuto con molta più tranquillità rispetto al passato. Lungi ormai da scenari brancatiani, in cui l’impotenza veniva vissuta come un dramma. 

Allarmante è che, soltanto dopo la cronicizzazione della malattia, si cerca la consulenza di uno specialsta. Gli uomini vorrebbero trovare nel medico una figura al contempo professionale e psicologicamente preparata; scientificamente valida ma al contempo un amico a cui confidare questo disagio.

Troppo giovani gli studenti per pensare, anche soltanto, ai problemi sessuali? Assolutamente no, dal momento in cui questi problemi hanno spesso ripercussioni psicologiche. Anche i ragazzi avrebbero bisogno di una consulenza medica per affrontare al meglio, qualsiasi problema sessuale che possa avere ripercussioni nella sfera psicologica.

Speriamo che il nostro essere “siciliani”, legati geneticamente all’orgoglio di una sessualità forte, rude e primitiva, non ci renda dei “vulnerabili” , soprattuto in un periodo in cui le pressioni sono forti; un popolo di complessati sessuali che, per paura di rivelare i propri problemi, li combatte con armi improprie o addirittura con la sottovalutazione, aumentando maggiormente la forbice del disagio.


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