Chi sono i 'grandi deputati' che hanno seguito il 'traditore' numero uno della nostra isola. Gente che, sotto il profilo elettorale, tranne qualche eccezione, non ha dove andare
I traditor-alfaniani di Sicilia voto per voto: un c’inn’è uno ‘i pigghiari…
CHI SONO I ‘GRANDI DEPUTATI’ CHE HANNO SEGUITO IL ‘TRADITORE’ NUMERO UNo DELLA NOSTRA ISOLA. GENTE CHE, SOTTO IL PROFILO ELETTORALE, TRANNE QUALCHE ECCEZIONE, NON HA DOVE ANDARE
Passino Nino D’Asero, Francesco Cascio, Nino Germanà, Pietro Alongi, Vincenzo Fontana. Questi, da quando esiste il Governo regionale di Rosario Crocetta, l’hanno sempre appoggiato. Sottobanco, certo, com’è nel loro stile un po’ massonico. Ma che anche Vincenzo Vinciullo andasse ad ingrossare le fila dei ‘traditori’ di Berlusconi, beh, questo non ce l’aspettavamo. Vinciullo, l’ammettiamo, sembrava una persona diversa.
Dicono che Vinciullo sia stato costretto a questa scelta. Dicono che a Siracusa, se dovesse restare con Berlusconi, dovrebbe convivere – politicamente, s’intende – con Stefania Prestigiacomo. E non se la sente proprio. Considerati i casini combinati da Stefania negli ultimi anni – soprattutto alle ultime elezioni comunali – è difficile dargli torto. Perché la Prestigiacomo, sotto il profilo politico, è veramente negata.
A conti fatti, la band siciliana che si è schierata con Angelino Alfano, con rispetto parlando, al massimo potrà andare a raccogliere ‘luppini’, come direbbero a Palermo. Di questi, l’unico che ha ancora un po’ di voti e Francesco Cascio. Ma nemmeno tanti.
Nino Germanà, a Messina, arranca. Forse gli rimane qualche limone Interdonato. Più di lì non arriverà.
Nino D’Asero a Catania, ha i voti di Pino Firrarello e Giuseppe Castiglione. Che sono paurosamente diminuiti. Tutti, a Catania e dintorni, sanno che son passati con Crocetta. E siccome chi si avvicina a Crocetta perde voti, alla luce dei disastri che sta combinando alla Regione, suocero & genero ne pagheranno le conseguenze. A caro prezzo.
Vincenzo Fontana, ad Agrigento, ha i voti di Angelino Alfano. Cioè quasi nulla. Per non parlare del ripescato Pietro Alongi.
Roba ‘passata’, insomma. Angelino Alfano cade male. Contano di più, forse, i soldi del senatore trapanese Tonino D’Alì. Mentre Alessandro Pagano, a Caltanissetta, sembra in caduta libera. Menfi, invece, aspetta con ansia il ritorno di Vincenzo Marinello, che tornerà, con molta probabilità, a cavare denti tra il vino e le bianche spiagge di Porto Palo e di Lido Fiori (a Sciacca non lo vuole più nessuno).
Anche Dore Misuraca, a Palermo, non sembra più irresistibile. Gli anni in cui nel collegio del capoluogo siciliano faceva il primo degli eletti con lo slogan “E’ tempo di partecipare” sembrano lontani anni luce. Nel marasma elettorale che attende l’armata Brancaleone di Alfano in Sicilia, comunque, Misuraca è forse l’unico che potrebbe andare bene. A patto che i suoi lo sostengano.
Per il resto, non vediamo nulla.
Ah, dimenticavamo: Renato Schifani, l’ex presidente del Senato che negli ultimi due mesi non è stato mai ricevuto da Berlusconi (il Cavaliere l’ultima volta ha esagerato: l’ha fatto aspettare due ore e l’ha lasciato come un baccalà: queste cose non si fanno nemmeno all’ultimo dei Porcellum-parlamentari…). Schifani, sotto il profilo elettorale, conta tanto: alle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Palermo ha preso meno voti del primo dei non eletti della Circoscrizione…