‘i ‘mpanatigghi tra storie e leggende

da Sikeloi
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Ammetto che i dolci che prediligo sono quelli a base di ricotta, preferibilmente vaccina, rigorosamente dall’altopiano ibleo! Fino a qualche anno fa, può dirsi che mi nutrivo prevalentemente, evito di usare il termine “esclusivamente” giusto per non apparire eccessivo, mi nutrivo prevalentemente, dicevo, di dolci. Frase tipica nella mia famiglia, credo già usata da mia nonna con mio padre… “si ‘mpastatu cco zucchiru” … senza riferimento a virtù d’animo! Da un paio d’anni qualcosa è cambiato, preferisco di gran lungo il salato: che sia sintomo di incipiente diabete senile?
Ad ogni modo, tra i dolci più buoni … certamente quelli modicani … a prescindere da un sano campanilismo che, comunque, non mi si confà! Retaggio forse delle mie presunte origini?

E tra i dolci modicani, in assoluto, … ‘i ‘mpanatigghi, dalla chiara origine spagnola …empanadas, … empanadillas
Piccoli panzerotti a mezzaluna, rigonfi, con un ripieno di carne tritata di manzo, uova, cioccolato, mandorle, cannella, noci, chiodi di garofano. Magari con una spruzzata di zucchero a velo. Una delizia! Non si potrebbe immaginare che contengano carne!
Risalenti al Sedicesimo secolo, tradizione vuole che le suore di un monastero, impietosite per le fatiche dei confratelli predicatori, camuffassero la carne tritata in un dolce di mandorle e cioccolato. In questo modo, assicuravano loro (di nascosto!) il consumo della carne anche in periodo di Quaresima!
Ferma restando la sua origine non certa, legata ad aneddoti tramandati oralmente, è una storia comunque bella, anche verosimile, non fosse altro che per la neanche tanto sottintesa solidarietà tra membri della Chiesa.
Solidarietà, forse, più diffusa che non nei confronti del volgo! Qualche giorno sa sono stato a pranzo nel ristorantino dei miei amici Tiziana e Claudio. Come sempre, c’è mancato poco che facessi fuori anche i cranchi ‘re porti! In un tavolo accanto, nove sacerdoti … in borghese, una tavolata comunque allegra e che mi ha ispirato enorme simpatia! Unica nota stonata, lui, il parroco di una chiesetta vicino casa mia, addirittura forse la mia parrocchia!
Alcuni anni fa, in mancanza d’altro, mi ero rivolto a lui per una messa di suffragio, sebbene mi avessero detto del suo carattere … La messa di uno squallore unico, neanche un minimo di pietas, anche solo di facciata! Della serie, luvamuni ‘sta camurria! All’uscita, credo che amici e familiari si siano accorti di come avessi quasi le lacrime agli occhi. Non ho detto niente, semplicemente, non è più esistito! Unica, magra soddisfazione, ogni tanto, quando passano i volontari parrocchiani per raccogliere offerte!
Ebbene, questo signore, oltre a decantare la prossima pubblicazione di un suo magnifico e mirabolante libro, se ne esce con un racconto sibillino: “Anni fa mi mandarono per un mese in una chiesa di montagna. Un’esperienza terrificante, … un pastore di montagna …! Non intenderei mai più ripeterla…”! Alla faccia dello spirito pastorale!
Chiusa questa parentesi e tornando ‘e ‘mpanatigghi muoricani, io ne conoscevo un’altra di storia, una versione diversa. Intorno al Sedicesimo secolo, in Spagna, era consuetudine che, dall’alto di conventi e monasteri, si lanciassero cibo e carne al popolo misero e disperato che viveva ai loro piedi! Un bel giorno, un editto vietò di dare carne ai poveri. Le suore di un convento, mosse a compassione, prepararono un dolce di mandorle e cioccolato, in cui camuffarono la carne da poter dare ai poveri!
Comprendo che, questa, è una storia molto meno verosimile.
Ma, se fosse vera, di una bellezza travolgente!

 


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