I fatti? Nei libri e a teatro

Un incontro intenso e pieno di tanti spunti per una riflessione approfondita sugli annosi problemi che colpiscono il mondo dell’editoria civile. In particolare, si è dato spazio alla poca informazione che gira intorno alle case editrici che pubblicano libri definiti scomodi all’interno delle classi di potere politiche ed economiche italiane. Con la moderazione di Nando Dalla Chiesa, Presidente onorario di Libera, hanno partecipato al dibattito Grazia Casagrande, Lorenzo Fazio, Oliviero Ponte di Pino, Franco Rositi.

Ad aprire l’incontro è stato Lorenzo Fazio, direttore editoriale di Chiarelettere e impropriamente conosciuto come “l’editore di Marco Travaglio”. Nel suo intervento, Fazio ha puntato sull’importanza della verità. “Una verità unica – ha detto l’editore di Chiarelettere – che deve essere costruita senza un colore partitico”. Proseguendo ha pure evidenziato l’importanza dei punti di vista nei libri prodotti dalle case editrici: “Il nostro compito è quello di fornire dei lavori di memoria storica degli eventi. E’ importante dare un punto di vista nella produzione editoriale in un lavoro che possiamo definire senza problemi di parte”.

A conclusione del suo intervento, Fazio ha tenuto a precisare: “I libri sono qualcosa in più di un semplice testo. Ci danno la possibilità di difendere un tema civile grazie agli argomenti scelti dagli autori”. Insomma, i libri di editoria civile non sono best-sellers ma libri che danno uno stimolo a riflettere.

Dopo Fazio, ha preso il microfono Oliviero Ponte di Pino, direttore letterario della Garzanti che si è soffermato sulla funzione civile svolta dal teatro e dalla poesia. Per Ponte di Pino il termine civile vuol dire: “Mettere dei temi inosservati sotto l’occhio della collettività”. E al teatro, secondo il direttore della Garzanti, è più facile trasmettere questi temi. Alla fine non manca di sottolineare l’importanza di creare una proposta forte di editoria civile.

Un breve accenno anche al problema “italiano” delle querele. L’esempio della Garzanti che è in causa per alcune definizioni poco precise su Erich Priebke, capitano delle SS durante la Seconda Guerra Mondiale, è il segnale chiaro di una guerra di logoramento data dalla lunghezza dei processi in Italia. Ma il messaggio che ha voluto lanciare Ponte di Pino al termine del suo intervento è chiaro: “Anche la poesia può essere uno strumento di editoria civile a partire dall’esempio di Pasolini ai tempi della strage di Piazza Fontana”.

Grazia Casagrande, codirettore di wuz.it. ha parlato invece del mondo degli editori tracciando un rapido excursus sulle varie pubblicazioni realizzate dalle case editrici per vari scopi: da chi ne approfitta del successo di alcuni temi civili a chi l’impegno civile lo valorizza quotidianamente. E l’indice è stato puntato su case editrici come Rizzoli e Mondadori che vendono tanto anche se per scopi di mera classifica. Una nota di merito per editori costruttivi che fanno parte di un sistema di educazione civica come Terre di Mezzo ed EMI. “E’ importante – ha precisato Casagrande – che gli editori creino un rapporto di fiducia con i propri lettori. Il consumo critico riesce a rompere certi schemi”.

L’ultimo intervento spetta a Franco Rositi, tra i fondatori de “L’Indice”, mensile italiano d’informazione culturale che approfondisce i problemi del mercato editoriale e del complicato rapporto con la pubblicità. “Lo schiacciamento del mercato sul tempo è un problema” esclama Rositi. “Si dovrebbe agire sul lavoro dei mediatori culturali – continua l’editore del mensile – per migliorare la qualità del filtraggio”.

Al termine degli interventi e dopo un breve dibattito con i presenti, non manca l’occasione per porre alcune domande agli intervenuti. Il primo tra questi è Lorenzo Fazio.

E’ veramente colpa del mercato se i libri di editoria civile non vendono tanto?
“Dipende da quali libri di editoria civile parliamo. Ce ne sono alcuni che vendono molto. Dipende dal tipo di offerta, di casa editrice. Il lettore è disorientato da quelle case editrici che pubblicano contemporaneamente libri su diversi temi in maniera contraddittoria. Chiarelettere, ad esempio, seguendo un filone molto preciso acquistando credibilità nei confronti dei lettori, è riuscita ad avere buoni successi anche con dei libri di impegno civile”.

Il mercato online può dare una svolta al sistema?
“Il mercato online è fondamentale. Chissà quante scoperte, quante evoluzioni avremo nei prossimi anni. Per noi può essere un alleato sicuramente decisivo. Creerà anche dei problemi perché l’editore sarà messo in difficoltà dalla possibilità per il lettore di mettersi in contatto con l’autore. E questo creerà contemporaneamente problemi ed opportunità in più”.

L’e-book può aiutare l’espansione degli editori dell’editoria civile?
“Sì, anche l’e-book può aiutare perché per il lettore ha una possibilità in più nella scelta dei prodotti. Bisogna salvare il fatto che l’editore deve sempre garantire la qualità dei testi. Senza l’editore e con un rapporto diretto autore-lettore si rischia di perdere la qualità. Il nostro lavoro è proprio quello di garantire la qualità dei contenuti”.

A seguire, abbiamo chiesto a Nando Dalla Chiesa, le sue impressioni sulla giornata organizzata da Libera e un suo parere sui problemi del mercato dell’editoria civile.

Un bilancio della giornata?
“Una giornata bellissima e che ha dato dei risultati nelle più rosee aspettative. Quando Don Ciotti mi chiese se potevamo organizzare questa manifestazione a Milano io risposi di sì con assoluta certezza”.

Bene per la presenza dei giovani. Ma una partecipazione consapevole di molti più adulti non avrebbe dato un segnale ancora più forte della lotta alla mafia?
“Più di riempire piazza Duomo, cosa dovevamo fare? Ormai non ci riesce più nessuno a riempirla così. D’altra parte se arrivano gli adulti, dicono che mancano i giovani e viceversa. Giovani ce n’erano tantissimi ma anche gli adulti erano presenti e in tanti vedendoli dal palco. I giovani sicuramente fanno più colpo perché non siamo abituati a vederli in queste occasioni”.

E’ colpa degli italiani se il mercato dell’editoria civile non ha un vero e proprio boom?
“Devo dire che si vendono quasi soltanto libri di editoria civile. Il dramma invece non sta nell’editoria civile quanto sull’informazione che è manchevole. Perché quello che dovrebbe andare sui giornali diventano libri, quello che dovrebbe andare in televisione diventa un libro”.


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